In queste 24 ore di stop, il popolo del Tour de France prova a recuperare le energie psico-fisiche consumate oltre modo, prova a dare una sbirciatina al resto del mondo che lo osserva, ma soprattutto prova a riflettere e spiegarsi come sia possibile che accadano certe cose. Clamorose, mai viste.
Già bisogna ingoiare il rospo che le cadute facciano dolorosamente parte del gioco, avvenendo nelle concitate fasi finali per una volata o per proteggere il proprio capitano, per schivare uno spartitraffico o scendendo a tutta in discesa o addirittura per la disattenzione di alcuni spettatori (la “signora in giallo” della prima tappa è ormai famosissima), ma che i corridori (sempre più eroi in questa Grande Boucle), già troppo martoriati e discriminati in maniera generalizzata per le paradossali vicende di doping, vengano anche abbattuti letteralmente dalle moto ed auto dell’organizzazione è davvero troppo.
Alla 5a tappa Nicki Sorensen della Saxo Bank era stato disarcionato dalla sua bici per colpa di una moto che doveva (!?) proprio passare in quel pertugio, attentando la vita del corridore stesso e di alcuni tifosi a bordo strada. Come se nulla fosse, il campione danese era salito sulla bici di scorta finendo la tappa. Un grande.
Ma ciò che è successo nella 9a tappa ha dell’incredibile. La fuga a 5 ormai sta per arrivare con buona pace del gruppo, quando in un tratto di pianura (per fortuna con il senno di poi) un’auto della televisione francese che li seguiva in un sorpasso inutile urta, sperona Flecha che cade a terra e che a sua volta fa volare Hoogerland in un campo recintato dal filo spinato. Lo spagnolo del Team Sky non con qualche difficoltà riparte quasi subito, mentre l’olandese della Vacansoleil, rimasto impigliato e rovinato da quel filo, si cambia i pantaloncini distrutti e in un lago di sangue che viene lasciato dalle ferite sulle sue povere gambe, riprende anche lui. Anche perché all’arrivo avrà la soddisfazione di indossare la maglia a pois, conquistata con sudore, lacrime e pelle. Un eroe.
Tutto questo per riflettere e sostenere che i ciclisti, sulla bocca di tanta e troppa gente, spesso a sproposito, sono dei duri, dei lottatori, dei combattivi (Flecha e Hoogerland sono stati premiati con il numero rosso), talvolta dei martiri e che certamente non simulano come fanno alcuni loro colleghi di altri sport meglio pagati e meno controllati.
10° tappa, 12 luglio 2011, Aurillac – Carmaux 158 km
Dopo il giorno di riposo, la carovana della Grande Boucle si dirigerà verso il sud della Francia, arrivando nella regione dei Midi-Pyrénées, nel dipartimento del Tarn, con un’altra tappa movimentata da 4 gpm (due di 4a e di due di 3a categoria) piuttosto corti ma abbastanza impegnativi per non lasciare tranquilli i corridori stessi, malgrado i soli 158 km del percorso. Questa frazione, insieme all’11a tappa, farà da preludio alle scorribande sui Pirenei, dove inizierà veramente il Tour de France.
Sms di Malori nel giorno di riposo: ”Siamo in hotel a Massiac e oggi abbiamo fatto bici e basta!! Niente turismo, niente public relations, solo un’ora e mezza da soli, senza imbatterci in nessun’altra squadra…. Poi relax con film, pc e solite cose per passare il tempo!! Il classico giorno di riposo!! A domani, ciao a tutti!!”