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Brunel, l'equilibrio e il sesto posto nel ranking mondiale

Brunel, l'equilibrio e il sesto posto nel ranking mondiale

Il nuovo tecnico della Nazionale Azzurra di rugby è stato presentato ufficialmente questa mattina a Bologna. Equilibrio la parola più utilizzata, sinergia con il movimento e quell'ambizione da "grandeur"

Equilibrio. E’ la parola che Jacques Brunel ha pronunciato il maggior numero di volte nel corso della sua presentazione ufficiale in quel di Bologna. Gli è stato chiesto come imposterà il suo gioco, dopo un Mallett che prediligeva la fase difensiva, e lui ha risposto: «Difesa e attacco sono legati indissolubilmente: non si può essere un buon attaccante se non si è anche un buon difensore. Non si può lavorare maggiormente su un aspetto piuttosto che su un altro. L’anno dello scudetto del Perpignan c’era equilibrio: noi dovremo trovare equilibrio, se si rompe quello … ». Sul problema al momento irrisolto dell’apertura e se preferisce un’apertura che sappia anche difendere o solamente predisposto all’attacco afferma: «Equilibrio. Un numero dieci deve essere capace di difendere, di usare il piede, di giocare al largo … ». E considerato che di Dan Carter ce n’è uno solo, Brunel riguardo al ruolo fa questa disamina: «Tutti vorrebbero un numero dieci molto performante. Quello che mi dà un po’ fastidio è che un giovane come Bocchino che ha fatto parte del gruppo mondiale non possa giocare in Pro12. Dobbiamo dare la possibilità ai più giovani di potersi misurare e crescere. Al momento faremo con chi è del gruppo ma guarderemo a chi potrà essere utile dopo». Un’analisi che non può non essere condivisibile. E’ un Brunel che per comodità si è espresso in francese scusandosi, in un italiano comunque passabile, di non poter ancora interloquire nella nostra lingua, ma ha promesso di farlo per il 6 Nazioni, per il quale si affiderà all’ossatura della Rwc, chiedendo però di porre le domande in italiano. Brunel è il settimo allenatore francese a guidare gli azzurri. Julien Saby fu il primo a più mandate, la prima nel lontano 1934-35, l’ultimo, come noto, Berbizier, 2005-07, passando per Bucheron, Villepreux, Fourcade e Coste. Nella sua introduzione, il presidente federale Dondi ha sancito che «un allenatore francese è forse la soluzione migliore: sono latini, ci comprendiamo meglio». Una sorta di ammenda postuma non solo per l’esperienza Mallett ma anche per l’epopea neozelandese di Johnstone, soprattutto, e Kirwan? «Dobbiamo aiutarlo perché anche se lui ha grande volontà deve avere l’appoggio di tutti» ha detto Dondi. Riguardo al movimento, Brunel ha sottolineato come in Italia ci sia una buona struttura, che ovviamente non la conosce approfonditamente ma che si può fare un buon lavoro sottolineando come la nazionale sia la “fiaccola” del movimento e che bisogna dare un obiettivo a tutti. Soprattutto i giovani che escono dall’Accademia di Tirrenia vanno seguiti in particolar modo. Riguardo al tipo di gioco, Brunel ha rimarcato l’importanza di una identità di gioco tra le varie componenti (Azzurre e franchigie in primis). A fine conferenza però, si è lasciato andare ad una considerazione in più: «Dovremo usare tutto lo spazio». Se Dondi, all’epoca del suo ultimo insediamento ebbe come obiettivo dichiarato quello dell’ottavo posto, Brunel ha volato decisamente più in alto «L’Italia è una squadra in progressione e io spero di continuare questa progressione. Ha delle buone potenzialità e aveva la possibilità di poter arrivare ai quarti: dovremo analizzare perché non c’è entrata. Noi dobbiamo prefissarci di poter arrivare a vincere il 6 Nazioni nel giro di due o tre anni. L’ambizione è quella di arrivare al sesto posto nel ranking per il prossimo mondiale». Parole forti. Chissà, forse sarebbe servito un maggiore equilibrio. Torna però alla mente il periodo Coste: corsi e ricorsi storici? In ogni caso: bonne chance Mr Brunel.

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