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Pensieri Ovali

Rugby e unione, per regola

Rugby e unione, per regola

Novembre, mese degli equiparati. In certe nazion(al)i ovali, pur se piccole, come Fiji sarà ben difficile vederne uno ma non sono poche le squadre nazionali che ne fanno uso, come è noto. In particolar modo l’Italia. Giusto per rimanere nello storico recente siamo passati dal figiano Vosawai all’altro figiano Vunisa e al neozelandese Haimona (quest’ultimo titolare in tutti e tre i test match). Beh, incredibile ma vero, i tanto nazionalisti francesi questa volta ci hanno battuto. In tutti e tre i match hanno messo dentro Rory Kockott (SA) e Uini Atonio (NZ). Ce ne sarebbe stato anche un terzo ma il suo discorso è leggermente diverso: il sudafricano Scott Spedding ha esordito con Fiji, giocando alla grande, ma lo ha fatto avendo ottenuto, in settembre, la cittadinanza francese alla sua settima stagione nel Top 14 (e davanti al Municipio di Bayonne è stata affissa, a sostegno, una sua gigantografia a fianco di quella del compagno di club, Ollivon: cose dell’altro mondo, rugbystico). Serge Blanco, in un’intervista a Canal+ a inizio mese aveva dichiarato che non c’era nulla di che scandalizzarsi: in situazioni contingenti e se questi portano qualche vantaggio perché non farne uso. Legittimo: c’è una norma dell’Irb … Anche l’Irlanda ne ha buttato nella mischia uno: Jared Payne, neozelandese. Affidarsi agli equiparati vuol dire anche, nel nostro caso, non avere le risorse adeguate per un certo livello. Per dirne una: è palese la mancanza cronica di un mediano d’apertura non dico alla Dominguez (che di italiano aveva ben poco) ma almeno che ci si avvicini (contate il numero di giocatori che si sono succeduti dopo di lui).

Non trovo congruo il fatto che dopo tre stagioni di militanza in un campionato straniero si possa essere eleggibili per la nazionale di quel Paese. Certo, Haimona di campionati consecutivi in Italia ne ha giocati ben più di tre ma non è questo il punto. Credo che per essere eleggibili per una squadra nazionale ci debba essere qualcosa di più, come il caso di Spedding o tipo aver giocato almeno una stagione anche in un campionato giovanile. Ma sono conscio che in quest’ultimo caso di equiparati ne vedremmo ben pochi. Ma come sono andati i nostri nuovi equiparati?

Haimona è stato più che sufficiente. All’esordio con Samoa è stato protagonista di una bella iniziativa nel primo tempo, un paio di buone cose nella ripresa tra cui un calcetto a scavalcare la linea difensiva che ha messo Parisse in condizioni di segnare la seconda meta; 4/6 dalla piazzola è buono considerando che i due falliti non erano tra i più semplici. Abbastanza bene anche contro i Pumas con buoni attacchi in prima persona e buon piede. Meno bene con gli Springboks: a parte l’ordinario, piede tattico non preciso e in una occasione non passa palla con quattro compagni schierati al largo in netta superiorità numerica: era una buona occasione per entrare nella loro metà campo. Forse dovrà provare a modificare il modo di piazzare: da metà campo è arrivato corto, seppur di poco, due volte. In attesa che Padovani o chi per lui possano indossare definitivamente quella maglia numero 10, lunga vita, se sarà sempre così o migliorerà, ad Haimona che pur se con quell’improponibile codino ha indosso una maglia azzurra e quando si tifa Italia si tifa quella maglia chiunque la indossi. Vunisa è “rivedibile”, nel senso che ha portato qualche pallone nel primo tempo, nessun break ma almeno una volta è riuscito ad andare oltre, poi è un po’ sparito. Il peso, come al solito, del reparto si è basato molto su Parisse. Non facile esordire contro la squadra numero due al mondo. Sarà utile in futuro? Lui e Haimona asseconderanno le parole di Blanco? Meritano comunque una menzione le parole di Rokoduguni alla BBC a proposito del “cambiare identità” (lui a 19 anni, ora ne ha 27, ha lasciato Fiji, è andato a servire, pure in Afghanistan, nella British Army, dove serve tuttora, soltanto dal 2012 gioca nel campionato inglese con Bath e ora ha esordito con la maglia dell’Inghilterra): “sport is not a matter of life and death, it is much, much less important than that”.

 

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