Il Teatro del Cerchio lo ha portato venerdì a Langhirano. Storia di un pugile il cui contatto umano migliore è il pugno
“Dietro ogni pugno c’è una traiettoria, ma quella traiettoria a volte si ferma”. E Pietro Palladino detto Hamburger, epiteto affibiatogli per come riduceva i volti degli avversari, chiude con quella frase la sua carriera di pugile. In quell’ultimo match in cui rivede tra il pubblico Dante, il secondo motivo per cui salì sul ring. Il primo era la rabbia. Dante era lo strizzacervelli che lo ebbe in cura dopo essere finito al riformatorio, poi divenuto suo manager ed unico amico. Oltre a Barbara, una prostituta. Quel Dante che gli consigliò di “curare la malattia” salendo sul ring. Ring che è la sua vita, perché “dietro ogni pugno non vi è solo una traiettoria ma tutta la vita di un uomo”. Un uomo rabbioso ma in fondo nobile come l’arte che pratica e come si evince dalla sua storia, di figlio e di pugile. Storia di contatti umani, particolari e assenti, di durezza e tenerezza insieme. Questo, e altro, è Hamburger, interessante spettacolo del Teatro dei Limoni di Foggia, messo anche in libro, diretto ed interpretato da Roberto Galano e portato in scena dal Teatro del Cerchio venerdì scorso al Centro Culturale di Langhirano. Un bel monologo alternato a brevi spunti fuoricampo, ad alcune musiche di sottofondo e ad un paio di simpatiche interazioni col pubblico.