L'Italia batte Fiji 37-31 grazie al break del primo tempo nel quale i figiani hanno subito quattro cartellini gialli, di cui tre in cinque minuti. Contenuto a fatica il ritorno degli isolani.
Italia-Fiji ovvero quando la partita si tinge di giallo. Non c’entrano né Agatha Christie né Alfred Hitchcock bensì Leyton Hodges, giallista per un giorno. L’arbitro gallese ha portato per sei volte il cartellino di quel colore verso il viso dei giocatori in campo: 5 figiani e un azzurro. Quattro di quei cinque agli isolani per gioco “pericoloso”. Si sa che i figiani non vanno tanto per il sottile se c’è da fermare un avversario. Il primo giallo, estratto al 19’ del primo tempo, è andato al capitano Qera. Il flanker del Gloucester che usa il caschetto deve aver visto molte sessioni di wrestling e si è immedesimato in Tiger Mask rivoltando Gori come un calzino. Ha abbrancato il mediano azzurro, lo ha sollevato e girato a testa in giù. Che fa: lo pianta?! Nel wrestling succede, anche se “mascherato”; fortunatamente no. Dopo tre secondi è stato circondato da azzurri, e un paio di compagni che cercavano di tenerli lontani, tra cui Castrogiovanni che gli ha sistemato un “cartone”. Dopo qualche minuto, anche per il ricorso al TMO, giallo per il colosso figiano. Poi tra 24’ e 29’ sembrava di assistere al replay di Salernitana-Nocerina: i figiani continuavano a uscire dal campo. Tikoirotuma, braccio aperto sulla nuca di Gori, Matadigo, placcaggio non chiuso su McLean e infine Nadolo. Non si può non andare in meta in 15 contro 11 o 12 e infatti ci si va con Parisse (29’) e McLean (33’). Prima di muovere palla al largo, però, ci siamo un po’ incaponiti nello stretto. 20-5 all’intervallo dopo che Fiji era stata la prima a varcare la linea di meta dopo 7 minuti. Orquera trova un bel varco nei ventidue ma poi ricicla a Tikoirotuma che si fa 80 e passa metri di campo insieme a Talebula cui scarica per schiacciare in meta.
Il primo tempo è durato qualche secondo meno di un’ora. Anche perché Mr Hodges ha fatto un uso smodato del TMO, praticamente come il numero di gialli comminati. In quei ritagli di tempo si sarebbe potuta vedere un’intera puntata di The Big Bang Theory.
La seconda metà della ripresa è stata un incubo: chissà come sarebbe finita se non ci fosse stata quell’ecatombe di maglie bianche. Della serie a noi piace l’intervallo, i figiani hanno cominciato a giocare e a correre palla in mano riempiendo gli spazi di muscoli e velocità: per gli azzurri son stati dolori.
Al 48’ Nagusa schiaccia per il 23-10 dopo che Parisse non era riuscito a controllare un pallone alto e nel bisticcio tra lui e Talebula ha goduto l’ala del Montpellier. Le fasi statiche non sono mai state il punto forte dei figiani, e meno male, così che la mischia ordinata le prova tutte per fermare la spinta azzurra a pochi metri dalla meta e l’arbitro ci concede la meta tecnica. Venti punti di vantaggio (30-10) sono un bel margine. Al 60’ l’imponente centro Nemani Nadolo, quello che prima di cambiare nome faceva Ratu Nasiganiyavi, si è sgranchito definitivamente le gambe dopo i dieci minuti di sin bin del primo tempo e presa palla sulla linea di metà campo si è lanciato nello spazio azzurro come un missile: era impressionante vedere come macinava metri con la sua potenza e la sua velocità. Nessun azzurro è riuscito a prenderlo, ma probabilmente se qualcuno lo avesse abbrancato se lo sarebbe portato appresso come un vagone. Le mete dei figiani proseguono al 67’ con Vosawai. Che è nostro, per cui fa 37-17. L’ex Rugby Parma ha esultato come un bambino. Meta nata da mischia ordinata conseguente al giallo dell’ex Petrarca Koyamaibole (bel reverse pass di Parisse). Di nuovo venti punti: è andata, via. Sì ma … L’Italia soffre e comincia a concedere qualche punizione. Una di queste, 71’, viene battuta velocemente da Matawalu che dà a Nalaga: quarta meta. Al 73’ arriva anche il giallo della bandiera per l’Italia: ci pensa il capitano con un’ostruzione. I figiani sono indemoniati, gli azzurri alla frutta. Due minuti dopo c’è il bis di Nagusa e sono cinque mete subite. Siamo 37-31. Un po’ di strizza comincia a venire. Per fortuna ci si ferma lì. Se c’è un episodio nel secondo tempo da segnalare è questo: Campagnaro, palla in mano, corre verso i ventidue avversari e davanti si trova Qera, mica Stringer; una finta e magari sarebbe gioco facile superarlo. Troppo facile. Il rugby è sport di contatto, è superare l’avversario fisicamente e allora Campagnaro si stringe in se stesso e “sbamm!”: permesso devo andare. Bravo bòcia.
Menzione finale per il duo Parisse-Castrogiovanni. 100 caps. E’ detto tutto. Non si può dire 100 di questi giorni perché non c’arrivano ma grazie per quei cento. E per quelli che metterete insieme in futuro.