Entra in contatto:
cariparma Munoz 758399389

Baseball e Softball

Baseball: Orlando Munoz si fa in due

Baseball: Orlando Munoz si fa in due

Il 39enne venezuelano fungerà Â  anche da hitting coach "I giovani le potenzialità Â  le hanno; devono ascoltare e seguire, così cresceranno ancora"

Tra le novità di quest’anno c’è Orlando Munoz. “Pepita” è tornato a Parma per dare … due mani. Lo avevamo lasciato con un ginocchio malandato col quale ha convissuto durante i playoff restando stoicamente al suo posto; «Meglio, meglio, ora va meglio» rassicura lui. Il che potrebbe voler dire anche qualche puntatina, alla bisogna, in diamante, ma il grosso del suo lavoro lo farà come DH e come hitting coach. Lo avviciniamo appena terminato l’allenamento nel tunnel di Via Parigi, cuffia in testa e maglietta personalizzata; di lui conosciamo bene la professionalità e la correttezza così come la sua straordinaria semplicità e compostezza ma sorprende comunque ogni volta che lo si intervista perché nonostante non sia la prima lui attacca sempre così «Innanzitutto ringrazio per la nuova intervista». Il suo ritorno a casa, a Maracaibo con le Aguilas del Zulia, lo aveva lasciato un po’ amareggiato «Quando ero qui nessuno mi aveva chiamato, torno giù e scopro che mi avevano messo dalla parte dei coach; mi hanno detto che volevano lavorassi con i ragazzini. Dopo 21 anni non mi aspettavo che me lo dicessero all’ultimo momento». Un’emozione però gliel’hanno fatta vivere comunque; gli dicono che andrà a fare una presenza nel box per salutare tutti. E lui ha salutato alla sua maniera: con una valida, finendo così la sua carriera venezuelana a media 1000 «In quel momento mi sono sentito bene, contento, la gente mi acclamava. Sono stato l’unico giocatore che si è ritirato “giocando”: credo sia molto bello. Mi sono portato a casa mazza e pallina ma soprattutto la divisa: era la prima che avevano utilizzato negli anni ‘50». A Parma ora lo aspetta un’avventura particolare: il 2×1. Darà il suo contributo allungando il line up, com’è difficile rinunciare alla sua mazza!, ed aiutando i vari Scalera, De Simoni, Bertagnon, Sambucci, Ugolotti a crescere ulteriormente durante gli allenamenti. Fare anche il coach gli piace; ha una persona che deve ringraziare e non teme “il doppio incarico” «Carrion (ex coach di Rimini, Collecchio, Modena e, per un amen, Parma, ndr) mi ha insegnato molte molte cose per essere un coach: è un’esperienza molto gradevole. Adesso che so che gioco e alleno anche i ragazzi sono molto caricato. C’è chi dice che facendo due cose non si riesce a far bene tutto, ma col tempo che abbiamo a disposizione in Italia credo sia possibile fare un buon lavoro e se ho deciso di farlo è perché mi sento in grado di allenare e di poter far bene anche in campo». Riguardo al suo ruolo “fuori dal diamante” ha le idee ben chiare «Non è semplice far cambiare il modo di battere ad un giocatore, però se questi giovani vogliono cambiare e migliorare per battere più di 230 o 250 devono riuscire a capirlo e ascoltare il loro coach: se faranno questo sarà un bene per loro, per la squadra e anche per me».
Anche perché la sfida nella sfida è arrivare a questa benedetta finale scudetto che manca dal 1997, anno dell’ultimo scudetto «Guarda, io spero che quest’anno sia la volta buona. Se la difesa e i lanciatori terranno fino alla fine, ci potremo essere. Il materiale e le potenzialità ci sono: con i nuovi arrivi, Leo con un anno in più d’esperienza alle spalle ed i giovani che possono migliorare, formando un bel gruppo speriamo di arrivare a quella finale che ci manca».
Oggi la squadra taglierà il nastro del primo allenamento completo sul campo; Munoz e combriccola si augurano possa essere il primo di una lunga, lunghissima serie.

Commenti
Pubblicità
Pubblicità
Pubblicità

Altri articoli in Baseball e Softball