Christian Ronchini ed Aldo Sassi, tecnici della Crocetta, sono stati al camp dei Colorado Rockies durante lo Spring Training a stretto contatto con "Butch" Hughes, ex manager ducale, che sarà Â a Parma nel mese di Maggio.
Laggiù nell’Arizona, terra di sogni e di chimere, c’è chi si gioca un posto nel roster dei 40 della Mlb e chi invece con quel mondo non c’entra, per certi versi, ma il richiamo è troppo forte per respirare “il” baseball ed aumentare il proprio bagaglio.
Christian Ronchini, uno dei coach della Crocetta, è da poco tornato da Tucson dove è stato per un paio di settimane per bissare l’esperienza dell’ottobre scorso quando insieme ad Aldo Sassi e ad Andrea Bettati, questa volta assente, fu ospite della Instructional League dei Colorado Rockies. Questo sempre grazie all’opera “intermediatrice” di Sal Varriale ed alla preziosa collaborazione in loco di Francis “Butch” Hughes, manager del Parma baseball vice campione d’Italia nel 1984 (nel quale Sassi figurava nello staff dei lanciatori) che nel mese di Maggio sarà a Parma per circa un mese e metterà la sua esperienza al servizio del Parma baseball. Due settimane di full immersion durante lo Spring Training dei Rockies a diretto contatto coi campioni di grande lega facendo a tutti gli effetti parte dello staff tecnico «Ci hanno presentato a tutti i giocatori come se fossimo lì da anni, ci hanno dato il nostro programma e via – commenta Ronchini –, per i giocatori era tutto normale: non si sono chiesti chi fossimo e del perché eravamo lì. Eravamo gli unici coach stranieri». Questo perché nonostante le differenze abissali tra quel mondo ed il nostro, l’umiltà, il rispetto e l’accoglienza sono al massimo come il livello di gioco «Quando abbiamo chiesto se potevamo dare una mano – dice Sassi – visto che già ci conoscevano, non hanno esitato un attimo». Toss, lanci in batting practice, fungate tutti i giorni, con sveglia alle 6, riunione tecnica e poi campo, anzi, campi, visto che ce n’erano sei a disposizione per tutti gli atleti dalla Mlb a scendere. E massimo rispetto anche se vieni da un “mondo a parte” perché il rispetto della persona e dei ruoli è fondamentale «E l’umiltà. Anche i giocatori di triplo A o di Major dopo aver provato i bunt, per esempio, pur non sapendo praticamente chi sei ti chiedono “cosa ne pensi”, “cosa faresti tu” perché comunque facevi parte dello staff: una sensazione particolare» ammette Ronchini. «Quello che ci ha dato più soddisfazione – chiosa Sassi – è che quando siamo tornati, Hughes ci ha scritto dicendoci che nessuno aveva parlato male di noi e che anzi avevano apprezzato le nostre qualità umane e tecniche». Fosse per loro, tornerebbero là tutti gli anni. Al ritorno, ovviamente, il fuoco di fila dei ragazzini: c’era questo?, c’era quest’altro?, fai vedere le foto e via discorrendo.
Un’esperienza unica che più che essere spiegata va vissuta. Qui da noi, la mentalità, la disciplina, la struttura è qualcosa di imparagonabile a quel mondo ma pur nelle difficoltà economiche e di strutture di base ci si può provare «E’ un’esperienza che ti arricchisce in modo incredibile – conclude Ronchini -. Capisci come si devono strutturare gli allenamenti per migliorare gli skills e come possiamo migliorare anche noi tecnici, qual è l’atteggiamento che dovrebbero avere i giocatori. Tecnica ed umiltà sono i due concetti principali».
In questo caso, impara l’arte e mettila … a disposizione.