La fuga, la caduta, la rimonta e infine la volata. E’ stata una gara nella gara quella di Daniel Savini oggi al Trofeo Matteotti che, tagliato il traguardo, è salito sul terzo gradino del podio. Il giovanissimo scalatore della Bardiani-CSF, emiliano di nascita e toscano d’azione, prossimo a compiere ventidue anni il 26 settembre, ha conquistato il suo miglior risultato da prof chiudendo, dopo una giornata all’attacco, dietro a due big del ciclismo mondiale come l’azzurro Trentin e il costaricense della Movistar Amador. Dietro a lui, i compagni di fuga Doubey (Wanty-Goubert) e Fabbro (Nazionale Italiana)
“Se guardo al risultato finale, sono contento. Era dura chiedere di più quando te la giochi con corridori così forti e, soprattutto, ben più veloci di te in volata” ha spiegato Savini. “Per come è andata la corsa, però, un pizzico di rammarico rimane”.
Il riferimento è alla caduta occorsa a Daniel dopo 110 km. Una botta ad oltre 60 km/h che l’ha costretto a inseguire per 30 km, di cui alcuni percorsi con la bici neutra del cambio ruote, in attesa che l’ammiraglia riuscisse a rimontare sulla fuga.
“La botta è stata forte. Mi sono alzato più velocemente possibile per esser sicuro di non aver nulla di rotto. Il dolore era forte, non lo nego, ma non volevo mollare. Aver recuperato sui quattro che avevo davanti è stato un grande risultato. E’ un peccato, però, che mi sentivo bene e avrei sicuramente attaccato nel finale per evitare la volata. La caduta ha rovinato i piani”.
“Il bicchiere però va visto comunque mezzo pieno. E’ un podio che mi dà molto morale, sia per le gare che rimangono fino a fine stagione, sia per il futuro. Benchè non sia una vittoria, voglio dedicare questo risultato alla mia ragazza Veronica, che oggi compie gli anni” ha concluso Savini.