Il Super10 che non allena a certi ritmi, i giovani interessanti utilizzati col contagocce.
Tutti abbiamo ben chiaro le magre figure delle nostre compagini in Heineken Cup. Va un po’ meglio in Challenge Cup dove il livello è un gradino sotto anche se contro francesi ed inglesi spesso si paga la differenza di ritmo. Questo unanimemente riconosciuto. Il nostro Super10 non è abituato a certi ritmi: basta vedere, per esempio, quanto ci mette il pallone ad uscire dai raggruppamenti (ed Irlanda-Italia di una settimana fa ne è stato un esempio) . Chi non è abituato sono soprattutto i nostri atleti più giovani che quando si misurano in campo europeo, anche coi pari età, soffrono. Questo perché sono stati snobbati o usati col contagocce dai top team. Ora, forse, le cose cambieranno con le nuove direttive che la Fir si presta a modificare circa il numero degli italiani a referto.
Prendiamo Alessandro Castagnoli (ex nazionale U19 e convocato anche con la A l’anno scorso). Riguardo alle ultime due stagioni (ergo, 2007/08 e 2008/09) ebbi modo di scrivere, recentemente, che non aveva quasi mai visto il campo sacrificato sull’altare di stranieri che non hanno lasciato il segno. Posto che in questa Castagnoli sta giocando, deo gratias, con più continuità e lo si sapeva (anzi, qualche giovane in più e con più continuità il Gran, plauso, lo mette in campo) andiamo a suffragare il discorso delle ultime due stagioni.
2007-08. Una comparsata in Super10, due subentri in Challenge Cup, più minuti in Coppa Italia: nel complesso, alcune prove di un certo spessore. Sarà stato anche giovane, 20 anni e nazionale di categoria, ma a stagione in corso per sopperire ad un paio di infortuni e soprattutto al taglio di Hayes fu preso l’apertura/centro australiano McMullen, ultratrentenne, autore di prestazioni a dir poco incolori. Castagnoli non poteva certo giocare apertura o fare tutta la Challenge ed il Super10 da titolare, ma, forse, si poteva agire diversamente.
2008-09. Nel Super10 i minuti giocati sono stati poco meno di 500 (Coppa Italia quasi completa) così suddivisi. Andata: una partita intera, un tempo. Ritorno più continuo con due sole assenze. Media minuti/partita: meno di 30. Sufficiente? Forse. Ci si può chiedere però se abbia senso acquistare stranieri dalla serie A per relegarlo esclusivamente all’ala (dove peraltro si sta disimpegnando spesso e volentieri anche in questa stagione nella quale abbiamo tutti in mente le prestazioni di Gerber)?
A molti, credo, sarebbe piaciuto anche vederlo ad estremo, ruolo che lo ha sempre contraddistinto. Mi si obietterà: ma i giovani vanno inseriti con gradualità. D’accordo. Il nostro campionato però non è al livello del Top14 e se guardiamo a questa benedetta Celtic League per crescere, come possiamo farlo globalmente se in questi anni abbiamo preferito giocatori stranieri bolliti, spagnoli, col massimo rispetto, ed una messe di italo-argentini (con tutto il bene che possiamo voler loro)?
Da tempo si ripete, compresi tecnici e pure federali, che i nostri giovani hanno bisogno di giocare con una certa continuità (non solo in Coppa Italia più qualche volta in Challenge) e ad un certo livello.
Prendiamo i cugini della Rugby Parma e, ad esempio, Daniele Pompa, classe ‘88 pure lui. E’ stato riportato a casa per fare il … terzo tallonatore. Salvo poi disimpegnarsi in terza linea. Pompa è un altro che è stato azzurro U19. Per la sua crescita è stato meglio averlo riportato … in tribuna o sarebbe stato meglio girarlo a, che so, Venezia, per dire, o lasciarlo a Mogliano o a San Donà per giocare con continuità seppur in serie A?
L’elenco per le ultime due stagioni, ed in parte anche per questa, è piuttosto lungo; potremmo citare D’Apice, Furno, Wilson, Benvenuti e via discorrendo: chi giocava poco in serie A, chi ora vede gli altri giocare (di questi, il tallonatore è quello che li vede meno).
Il succo del discorso è che le squadre italiane di Super10 avrebbero dovuto aver più coraggio nel far giocare con continuità anche i 20enni in questi ultimi anni (qualcuno lo ha fatto, altri meno): o in S10 o in prestito con garanzia di un minimo di minutaggio in A (Noceto, ad esempio, chiese Furno al Viadana ad inizio stagione per emergenza seconde linee ma gli fu risposto picche: cosa gli avrebbe fatto meglio?). Ora si è “obbligati”, bene i regolamenti Fir, e ben venga Castagnoli, e chi per lui, in campo per 80 minuti con Viadana e con Rovigo. Certo, se pensiamo a Sexton o a O’Connor viene un po’ di scoramento, ma quello è un altro mondo; ciò nonostante noi si poteva fare di più.