La Parma "caput mundi" dello sport è stata travolta dalla contagiosa simpatia dei mitici Harlem Globetrotters, richiamando anche stasera attorno a questo evento migliaia di persone che si sono divertite ad ammirare le evolute giocate e le "follie" delle 9 spettacolari canotte a stelle e strisce.
In un Palaraschi che si è riempito velocemente, con i bambini a tirare per le braccia i propri genitori per entrare il prima possibile (alla fine si conteranno circa 3000 spettatori, tra cui il sindaco Vignali, l’assessore Ghiretti, oltre a Morrone, Dzemaili e Paci del Parma), i “giocolieri giramondo” hanno dato vita ad un entertainment vero e proprio con i loro classici e malcapitati sparring partner, i Washington Generals, le cui possibilità di vittoria sono sempre sotto lo zero, anche perché le regole inventate 120 anni fa dal dottor James Naismith non vengono applicate a dovere dai compiacenti arbitri.
Tra le fila dei verdi opponenti degli Harlem figurava anche il parmigiano Andrea Grossi, 36 anni, playmaker, per tutti conosciuto nell’ambiente con il nickname di “sceriffo” e cresciuto tra le aquile della Fortitudo Bologna, con le quali ha giocato una serie finale scudetto nel ’96 contro l’allora Stefanel Milano (persa poi 3-1), che ha sfruttato la straordinaria vetrina per dare l’addio definitivo al basket, che in carriera gli ha regalato tante altre soddisfazioni come titoli e nazionali giovanili, promozioni in serie A ed un indimenticato incontro con il suo mito Magic Johnson.
Manco a dirlo la palla a due è degli Harlem che aprono le danze, nel vero senso del termine, con girotondi, passaggi no-look, alley-oop, schiacciate (restando lungamente attaccati al canestro) e condendo il tutto con qualche buon tiro e lasciando giocare ogni tanto anche i poveri Generals.
Come se non bastassero le colossali sviste arbitrali (diciamo che le infrazioni di passi e a canestro o i 24” per tirare sono solo una parte dei fondamentali non rispettati), ecco che le leggi della stravagante partita ti permettono di poter giocare 2 contro 5 o tirare da 4 ma, com’è o come non è, tutto va a vantaggio dei Globetrotter, che comunque dimostrano di lavorare ancora tantissimo per ideare e realizzare funambolismi al limite della fantasia e dello stesso gesto atletico.
Tra la teatralità eloquente di una gag e l’altra, con “Hi-Lite” e “FireFly” addirittura microfonati per coinvolgere meglio il pubblico (quelli della prima fila vengono sorpresi ed inondati di acqua e coriandoli tra il rincorrersi dei giocatori), la partita sgomma verso la fine del primo tempo, quando anche Grossi, entra in campo per pochi minuti con la canotta “doppio zero” per seguire il canovaccio del match e prestare scherzosamente il fianco alle buffe scenette, realizzando 4 punti totali con 1/1 da 3 e poi 1/1 ai liberi (la mano sembrava quella calda dei giorni migliori), ma fallendo il surreale tiro da 4 su suggerimento, pardon ordine di “Hi-Lite”.
La ripresa riparte sulla stessa falsa riga dei primi due quarti, anzi in modo ancor più strambo se possibile, dopo aver assistito durante l’intervallo ad una breve partita del basket in carrozzina con i ragazzi della Gioco Polisportiva.
Dopo pochi minuti ad una ragazza viene chiesta in prestito una borsetta da uno dei fenomenali Harlem, che poi furbescamente gliela ruberà con l’aiuto dei suoi soci, salvo riconsegnargliela a centro campo sotto forma di mega regalo impacchettato per ricevere in cambio un bacio sulla bocca.
Tocca poi a “Thunder” chiamare un preciso schema di gioco, che nulla ha a che spartire con un pick and roll o un back door ma che è molto più simile a quello del football americano: palla a terra nella zona pitturata, passaggio all’indietro sotto le gambe e schiacciata sopra la testa dell’avversario.
Qualcosa però non va, secondo l’arbitro non si potrebbe fare una cosa del genere, mentre il coach degli Harlem reclama a gran voce un altro schema e nel frattempo “Thunder” si distrae con la musica a tutto volume iniziando ad imitare il balletto di Michael Jackson sulle note di Thriller.
Lo schema parte ma il canestro non riesce e quindi si pigia sul “rewind” per riavvolgere dal vivo l’azione (fantastici i movimenti e le espressioni praticamente al contrario) e sperare così finalmente di segnare dopo un quarto d’ora di pseudo prove. Il finale diventa un’escalation di emozioni anche per i più piccoli, come quando un bambino alto fino al ginocchio di “Hi-Lite”, che illegittimamente lo presenta come suo figlio, prova a fare canestro da sotto ma ci riesce solo in schiacciata “assistita” dal presunto padre ottenendo in premio un mini-canotta (numero 52 con il nome Big Easy) dopo aver simulato la danza-tormentone di “FireFly”.
La colonna sonora di Rocky chiude di fatto la serata , facendo da cornice ad un’ultima ed elettrizzante schiacciata di “Hammer” (come quella di Vince Carter sopra la testa di Weis alle Olimpiadi di Sydney nel 2000) per il 122-86 a favore ovviamente degli spettacolari guasconi Harlem Globetrotters.