Suzuki c’è! Verrebbe da esclamare. La Serie A scopre il gigante Zion, e viceversa. Come previsto, è toccato al grande investimento estivo del Parma difendere i pali della porta crociata contro la Fiorentina nel match d’esordio.
Per lui – primo portiere giapponese a disputare una partita di Serie A – era il debutto assoluto, per il Parma un ritorno dopo 1183 giorni del campionato cadetto: tutto sommato, è andata bene. La prestazione ha lasciato intravedere le grandi potenzialità dell’ex Sint-Truiden, acquistato per un’ingente cifra (10 milioni). Della partita del nippo-statunitense spicca il dato dei passaggi: come il suo collega e, per certi versi, predecessore Chichizola, anche la gara di ieri ha dato dimostrazione del coinvolgimento del portiere nel gioco di mister Pecchia e, dunque, non è un caso che il ragazzo nato a Newark sia risultato, dopo Circati (31), il secondo giocatore parmigiano per numero di passaggi effettuati (30): meglio, ad esempio, anche del trequartista Bernabé, che di tentativi di consegna della palla ad un compagno è riuscito a completarne “solo” 24. Non a caso, da un passaggio del proprio portiere – capace di mantenere una precisione pari al 70% – il Parma ha generato l’azione del gol del vantaggio: uno degli 8 lanci lunghi di Suzuki ha trovato sulla sinistra la testa di Valeri, che è riuscito a far arrivare il pallone a Bonny. Il resto è noto grazie agli highlights.
Abilità nel gioco con i piedi e non solo. Suzuki ha dimostrato gli altri fondamentali compresi nel suo repertorio: esplosività, reattività e istintività, uniti a una (pre)potenza fisica invidiabile, sono emersi nelle 6 parate che è stato costretto a esibire, specie nel primo tempo in occasione delle due conclusioni scagliate da Colpani, sulle quali si è fatto trovare pronto prima con il piede e poi con la mano destra.
Qualcosina da rivedere, invece, è emerso nelle uscite, dove occorrerà del tempo per affinare i meccanismi e stabilire una perfetta comunicazione con i propri difensori. Può capitare, soprattutto se provenienze cosmopolite costringono gli undici in campo a essere poliglotti: ieri, infatti, il Parma ha schierato un solo italiano nell’XI iniziale in Serie A (è la terza volta che accade nell’era dei tre punti a vittoria dopo le precedenti contro Lazio e Sassuolo nel 2021). Ma è da un malinteso che nasce il pari della Fiorentina: Circati copre la palla su cui Suzuki, dopo averla chiamata, si fionda con una forza tale da spingersi oltre l’area e causare un ingenuo fallo. E anche la successiva punizione ha fatto emergere quella che è lacuna più evidente, che solamente il tempo e il lavoro quotidiano potranno colmare: la (scarsa) conoscenza del calcio italiano. Il posizionamento dietro la barriera ha spalancato il secondo palo a Biraghi, che non si è fatto sfuggire la ghiotta occasione di dimostrarsi specialista in materia: dal 2018/19 in poi il capitano viola ha realizzato 8 gol su punizione diretta, più di ogni altro giocatore in Serie A e più di ogni difensore dei maggiori cinque campionati europei. «La mia idea all’inizio era tirare sul primo palo. Ad oggi i portieri ti studiano tanto – ha confessato il numero 3 fiorentino in conferenza stampa dopo il match –, pensavo avessero visto il gol dell’anno scorso con la Salernitana che più o meno era simile per traiettoria…».