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L'Europa che ci va larga

L'Europa che ci va larga

Crociati e Stade Franà Â§ais sono due mondi diversi, ma com'è il primo resoconto della missione Challenge Cup delle italiane dopo la rivoluzione celtica?

Parliamoci chiaro: la Rugby Parma fece anche di peggio, parliamo di pesanti sconfitte in Europa, con giocatori abituati da anni sia al Super10 che, in qualche caso, anche alle fatiche europee. Contro lo Stade Français non ci si poteva aspettare, da parte dei Crociati, qualcosa di molto diverso per una squadra i cui 2/3 sono stati catapultati dalla serie A alla Challenge Cup. Questo si era scritto e questo è accaduto a metà tra la cruda realtà e la favola bella di giocare una partita a Parigi per chi era abituato solo al Capra.
Dal particolare però non si può non andare nel generale. Nel mentre si masticavano pagine sullo sbarco italiano, equivalente nelle proporzioni alla spedizione dei Mille, in Magners League si è discusso se a livello domestico sarebbero andate quattro squadre o due, come si paventava, in Challenge Cup. La Erc aveva pronta la mannaia per manifesta inferiorità, Dondi non voleva perdere il sostanzioso contributo ma c’era comunque la necessità di fare bella figura. Botte piena e moglie ubriaca. Due stagioni or sono, in tre (R.Parma, Viadana, Petrarca) all’ultima giornata avevano ancora residue speranze di poter superare, evento unico, il primo turno; con la rivoluzione celtica, la nostra spedizione in Europa sembrava avere i crismi di ciò che fu la campagna di Russia per l’esercito italiano. Un lieve peggioramento c’è stato ma se si pensa al depauperamento è quasi un successo.
Nel primo turno, due in casa e due fuori, abbiamo subito 148 punti (21 mete) e fatti solo 38 (2 mete entrambe del Prato che ha salvato l’onore battendo un Connacht in forma e che è stato il meno toccato dall’emorragia umana). Nella stagione scorsa avevamo subito lo stesso numero di punti (147) ma meno mete (17) e ne avevamo fatti qualcuno in più ovvero 51 (3 mete).
I conti, come sempre, si fanno alla fine e a fine gennaio vedremo cosa ci avrà regalato questa stagione di Challenge.
Le favole sono belle ma bisogna vivere la realtà la quale è sempre triste. Lavoro e programmazione, non ci riferiamo solo, o tanto, ai club, possono portare lontano: rivediamoci tra due stagioni.

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