Quando il principio del rettangolo di gioco viene meno fuori
Durante l’incontro biellese del “Terzo tempo del Tessile” che ha anche coniugato rugby ed azienda, sia il consigliere del Prato Bertocchi che il vice presidente del Ciar Cerbai avevano messo in guardia dall’eventuale pericolo di contaminazione calcistica del rugby in considerazione del crescente appeal che ha lo sport della palla ovale che potrebbe attirare dirigenti e tifosi di provenienza dallo sport della palla tonda. Con i rischi conseguenti relativamente ai valori e ai principi. Alla luce dei recenti avvenimenti, diciamo almeno degli ultimi due anni, mi sento di poter dire che il rugby debba guardare anche al suo interno.
Alcune evidenze vi sono state anche in seno alle società ed anche un po’ più in alto (se si prova a fare un excursus critico ed onesto si trovano).
Uno dei principi di cui il rugby giustamente si vanta, portato ad esempio nel mondo imprenditoriale anche dai testimonial rugbystici, e che spesso prende il calcio ad esempio negativo è il rispetto, specie nei confronti dell’arbitro. Peccato che la faccenda resti squisitamente vincolata nel rettangolo di gioco, che è ciò di cui ci si ciba per i percorsi formativi.
E’ lunga la teoria di invettive, scenate, accuse rivolte agli arbitri nel dopo partita: da Andrea Cavinato, il più “taggato”, passando per Stefano Bordon (dopo una partita persa dalla Roma a Parma ad esempio) e Umberto Casellato, squalificato, per finire ad Andrea De Rossi che recentemente si è “sfogato” nei confronti di Falzone. Filippo Frati è stato più “soft” dando in pratica del casalingo al veneto Traversi a Padova. Con questo non si vuol sostenere che la critica non debba essere fatta, anche perché sappiamo che la classe arbitrale italiana avrebbe bisogno di essere elevata qualitativamente come del resto anche il nostro gioco, ma nei giusti termini e nelle sedi opportune.
Ma se si salgono i gradini la prosopopea continua con i dirigenti che in certi casi ci vanno giù pesante. L’ultimo episodio che mi ha contrariato l’ho vissuto sabato sera in Aironi-Edinburgh Gunners. Appena il signor Phillips ha fischiato la fine dell’incontro, alcuni giovani della Rugby Academy (Noceto) si sono lasciati andare a fischi (qualcuno, nello stadio, si è sentito anche durante un piazzato di Blair) di dissenso (e va bene) nei suoi confronti corroborati da un coro di epiteti che finiva per “uto” (siamo certi che sarà la prima e l’ultima volta).
Per certi versi il calcio è già qui. Tutto il mondo è paese. O ci sono paesi diversi?