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Baseball e Softball

Massimo Fochi Stiamo lavorando per far disputare la Coppa dei Campioni a Parma

Massimo Fochi Stiamo lavorando per far disputare la Coppa dei Campioni a Parma

General Manager dal 2004, è arrivato quattro volte ai playoff. Questa però potrebbe essere stata la sua ultima stagione in quella veste

Aveva gli occhi lucidi Massimo Fochi mentre abbracciava e salutava i suoi giocatori ed il suo staff, occhi lucidi che non aveva quando nel 1997 esultava sì sul campo ma con la casacca numero 22.

Vincerlo da General Manager lo scudetto è un po’ come per un padre vedere il proprio figlio mettersi la medaglia d’oro al collo?

«Beh… Da giocatore lo vivi in prima persona in campo, da dirigente lavori nell’ombra però solo chi lavora dietro le quinte sa quanti sacrifici quante ore spese, a scapito di altro come la famiglia, ci sono per la squadra: che si vinca o che si perda. Uno lavora sempre per fare il meglio. Molti mi hanno chiesto perché sono rimasto lì fuori dal dug-out; volevo gustarmi le immagini dei miei ragazzi che gioivano e non perdere nemmeno un attimo».

Nel 2004, appena smessi i panni da sporcare, siedi subito dietro la scrivania e guadagni i playoff. Quanto hai pensato allo scudetto della stella in questi anni?
«Sinceramente mai, devo dire la verità. Ho sempre cercato di lavorare per costruirla; nel 2004 c’era in pratica da ripartire da zero. Con le risorse economiche sempre contate devi fare dei passi ponderati, mettere un mattoncino tutti gli anni; avere avuto i soldi di certe altre squadre si sarebbe magari accorciato il percorso. Fortunatamente non servono solo i soldi, ma anche idee chiare e riconoscere certi giocatori di “lega inferiore” che lavorandoci su possono diventare importanti. Abbiamo dovuto attendere anche la maturazione di tutti i giocatori; non tutti lo fanno nello stesso tempo. Quest’anno c’è stata un’unione di tanti fattori ma il lavoro parte da lontano».

Dal quel discorso di Franchigia, tanto voluta, tra qualche storta di naso e perplessità per via dei soldi che comunque mancavano, ma che s’imponeva per provare a cambiare. Soddisfazione doppia vedere esultare i vari Ugolotti, Giovanelli eccetera?
«Sì, ma è tutto collegato. Uno degli obiettivi che mi ero posto allora era quello di compattare il movimento e far sì che tutti si riconoscessero in un solo disegno. Dovevamo fare più sistema e, come ho già detto più volte, dovevamo mettere al centro l’atleta e la sua crescita e la volontà di far le cose poi, se hai determinate risorse fai certe cose se ne hai meno certe le lasci perdere e vai più alla sostanza. Credo che la fotografia del Quadrifoglio in queste finali sia l’emblema di un pubblico tutto partecipe di questo successo e del progetto Parma».

In questo senso è evidente come pur avendo sposato, Parma e Bologna, la politica dei giovani, voi abbiate diversi “autoctoni” nel roster mentre Bologna …
«Con tutto il rispetto per Bologna e per quello ha fatto e sta facendo, si è trovata senza quattro colonne portanti ad inizio stagione e si è giocata lo scudetto per cui tanto di cappello, però ad onor del vero c’è una differenza sostanziale: loro hanno una dozzina di giocatori col doppio passaporto Parma la metà, noi abbiamo anche più giocatori locali».

Quand’è stato il momento che ti sei detto “questa è la volta buona”?
«Dopo la seconda di campionato (tre partite vinte per manifesta a Palermo coi Catania W., ndr). Mi sono accorto che a prescindere dal valore della squadra avversaria, la nostra era martellante, stava prendendo coscienza delle proprie forze. Aveva fatto figurare loro una squadra di categoria inferiore; e ricordiamoci che altri hanno fanno fatica e alcuni addirittura c’hanno lasciato una partita».

Scudetto vuol dire anche ritorno in Coppa Campioni: con Fibs e Assessorato allo Sport del Comune di Parma lavorerete per portare a Parma almeno il round robin di qualificazione alla Final Four?
«Ci stiamo ragionando e continueremo a farlo. Anche perché nel 2011 Parma avrà il titolo di città europea dello sport per cui sarebbe una bella opportunità per il baseball e per la città: non so quanti altri sport potranno portare una Coppa Campioni qua».

Il presidente nel dopo partita ha lasciato intendere un congedo, se non dal baseball da presidente ed alcuni hanno cominciato a prospettare infausti scenari: vogliamo tranquillizzarli e non rovinargli la festa? Aggiungo: pensi che con lo scudetto la città possa “rispondere” in un certo modo e non parlo del pubblico?
«Mah, il presidente non ha nessuna intenzione di abbandonare il baseball, vuole rimanere ma non essere il solo a tirare le fila. Bene o male siamo in pochi a gestire uno spettacolo come questo e come quello delle finali; per fortuna ci sono molti volontari che ci hanno dato una mano. Avremmo bisogno di gente che voglia entrare, a vari livelli. Magari col presidente che rimane nel consiglio ma con l’aiuto e la collaborazione più “importante” di altre persone. La società ha bisogno anche di essere strutturata in modo più “professionistico”. Credo sia questo lo scenario».

Sempre con Massimo Fochi GM?
«Non lo so. Io ho anche impegni in Federazione, ci sono delle proposte che devo valutare e quindi ho chiesto di farlo a mente più serena dopo il campionato. A prescindere da Rinaldi o da Fochi, quello che c’è a Parma è una struttura organizzata, con la sua franchigia, con dei responsabili di franchigia che portano avanti un lavoro eccellente, la squadra è giovane e può dare altre soddisfazioni in futuro: quello che c’è da fare è continuare su questa strada perché il lavoro grosso è stato fatto. Per certi versi io posso considerare il mio progetto, il mio percorso, arrivato a conclusione».

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