A distanza di poche ore dalla nomina ufficiale a presidente del Parma Calcio 1913, Pietro Pizzarotti ha rilasciato le prime dichiarazioni al sito ufficiale del club (parmacalcio1913.com). In realtà è una lunga intervista tra passato, presente e futuro, in cui spicca la volontà di Nuovo Inizio (società che detiene il 60% delle quote) di voler trovare un socio di maggioranza, seppur senza affanno o con precise scadenze. Ecco le parole di Pizzarotti:
Presidente? Sig. Pizzarotti? Come la dobbiamo chiamare?
“Pietro, Pietro… Non scherziamo…”.Però tutti qui la chiamano “Pres” già da un po’…
“È vero, però non sono l’unico che viene chiamato così… – ride – A volte tra soci ci abbiamo anche scherzato: quando i giocatori uscivano dallo spogliatoio per allenarsi e magari eravamo lì per salutarli, tutti si rivolgevano a noi con un susseguirsi di “Ciao Pres”, “Ciao Pres”, “Ciao Pres”…”.
Ora però il Presidente è lei. È più grande l’emozione o la responsabilità?
“Entrambe. È un ruolo che mi dà una grandissima emozione, e allo stesso tempo mi fa sentire il peso di una grande responsabilità. Peso che è sicuramente più leggero sapendo di essere circondato da persone che mi aiuteranno molto in quest’esperienza. È un ruolo molto, molto importante al quale posso dire senza ombra di dubbio che dedicherò tutto me stesso”.
Si può dire che la sua nomina rafforza, per così dire, il legame tra la città e una società dalle forti radici parmigiane? Quali sono le basi di questo Parma?
“La componente parmigiana è sempre stata forte sin dall’inizio di questa rinascita. Penso ai soci di Nuovo Inizio ma anche a Parma Partecipazioni Calcistiche. Una società moderna deve imparare dal proprio passato, certo, ma deve sempre guardare al presente e gettare le basi per il futuro. Serve molta attenzione dal punto di vista finanziario, perché questo Parma non deve mai fare il passo più lungo della propria gamba, senza dimenticare le esigenze legate al raggiungimento del proprio obiettivo. La salvezza per noi equivale a uno Scudetto, un sigillo su un’impresa sportiva – la risalita immediata dalla D alla A – che forse ancora fatichiamo a mettere a fuoco”.
Continuerà ad essere una proprietà che preferisce i fatti alle parole?
“Siamo sempre stati al fianco della squadra, della società e della città. Il Parma non è mai rimasto solo. Non abbiamo mai fatto proclami, abbiamo lavorato parlando poco, abbiamo dimostrato di avere il Parma nel cuore con i fatti, molto più che con le parole. Come piace a noi”.
Ciò non toglie che, come avete detto a più riprese, non siete imprenditori sportivi. Conferma che siete alla ricerca di un socio che possa acquistare una quota di maggioranza?
“Amare il calcio e viverci a contatto non ti trasforma automaticamente in imprenditore sportivo. La nostra passione è sempre stata forte, ricordo ancora quando con Marco (Ferrari, ndr) e Giacomo (Malmesi, ndr) negli anni ‘90 seguivamo il Parma, spesso anche in trasferta. Essere imprenditori sportivi significa però conoscere questo mondo alla perfezione. In questi tre anni siamo cresciuti molto, tutti insieme, sempre con un’ampia condivisione su tutto, ma ciascuno di noi ha costruito la propria vita prendendo direzioni diverse da quella che prenderebbe un imprenditore che fa del calcio il proprio business. Noi amiamo la nostra città e il Parma, e ciò che facciamo è esclusivamente guidato da questo. Mio padre non vuole che si sappia, ma dopo Spezia-Parma l’ho sentito al telefono davvero commosso. Per non parlare di quando eravamo insieme al battesimo di mio figlio, durante Parma-Carpi, e andavamo avanti e indietro in un angolo del Duomo mentre seguivamo con tensione gli aggiornamenti. Ma anche vedere Giacomo (Malmesi, ndr) quasi tutti i giorni al campo a seguire gli allenamenti, o le ore passate al telefono a parlare del Parma con Guido Barilla, Angelo Gandolfi, Giampaolo Dallara, Mauro Del Rio… Conosciamo però i nostri limiti. Dopo aver contribuito alla rinascita della nostra squadra e avergli garantito un futuro, manteniamo un ruolo di garanzia con un obiettivo dichiarato, con sincerità e serenità . Nei prossimi mesi inizieremo la ricerca di un imprenditore specializzato che possa continuare a far crescere questa società e questa piazza. Per evitare situazioni poco credibili o perdite di tempo, nomineremo presto un advisor specializzato di primario standing internazionale, che ci guiderà in questa ricerca. Non abbiamo alcuna fretta in questo percorso, che non riterremo completato sino a quando non avremo identificato il profilo ottimale. Questa è la strada che abbiamo condiviso in questo momento”.
Quella di Nuovo Inizio, con sette soci, è una formazione societaria che è sempre stata vista dall’esterno con curiosità. Ci racconta come ha funzionato finora?
“Credetemi quando dico che siamo prima di tutto un gruppo di amici. Questo Parma può davvero considerarsi una famiglia. È un gruppo nel quale ognuno ha i suoi ruoli ben precisi, senza “invasioni di campo” o gelosie. In Nuovo Inizio c’è una condivisione totale, ma dietro le quinte ci sono persone che lavorano tutti i giorni per far sì che si possa affrontare ogni tipo di ostacolo. Uno dei fattori che ha permesso questa scalata è il valore umano e professionale di tutti quelli che lavorano senza riflettori. Un esempio? Sabato, vigilia di Parma-Frosinone: alle 19 c’è stato un problema tecnico che ha lasciato il Centro Sportivo di Collecchio completamente senza elettricità. Solo 15 minuti dopo sarebbero arrivati i giocatori per il ritiro pre-partita, per non parlare della cena, che era fissata alle 19:45 ed era già quasi già pronta. In una manciata di minuti il nostro Team Manager Alessio Cracolici ha trovato una sistemazione in un hotel cittadino e i dipendenti del ristorante hanno fatto le corse per far sì che il menù stabilito dal nutrizionista fosse pronto anche nella nuova sistemazione. Spostare un intero ritiro in 30 minuti sembra quasi impossibile, ma tutti si sono messi a disposizione, da Stefano Perrone ai fisioterapisti e ai collaboratori, dando il 200% per la causa. Riuscire a superare e a mascherare le situazioni complesse grazie all’impegno e al lavoro non è da tutti”.
In questo gruppo ci ci sono anche un Direttore Sportivo e un Mister che, arrivati nel dicembre del 2016, hanno dato un contributo fondamentale al ritorno in Serie A…
“Daniele (Faggiano, ndr) e il Mister ci hanno impressionato da subito. Hanno saputo affrontare tutti i momenti difficili e hanno dato un contributo decisivo per permettere al Parma di superarli. In questi anni abbiamo visto con i nostri occhi quotidianamente il lavoro che hanno svolto, il gruppo che hanno creato. Ognuno con le proprie idee, con le proprie forze, il tutto al servizio del Parma. Il risultato è sotto agli occhi di tutti. Senza dimenticare, consentitemi, l’ottimo lavoro che sta impostando Luca Piazzi con il Settore Giovanile, come l’operato di tutti quelli che lavorano in questa società, dal primo all’ultimo”.
Ai tifosi, da Presidente, cosa si sente di dire?
“Che devono essere orgogliosi, ma non di noi. Devono essere orgogliosi di loro stessi e di quanto è stato realizzato grazie al connubio tra la squadra e la città. Parma è una piazza non semplice, a volte incline al loggionismo, abituata ad avere il palato calcistico fine, ma questo non deve ingannare. Guardate gli ultimi anni: 10mila abbonati in Serie D, 9.500 in Lega Pro, 9.500 in Serie B, 13mila in Serie A. Abbiamo intrapreso un viaggio dopo il fallimento, siamo partiti dalle ceneri, e probabilmente senza Marco Ferrari non saremmo qui: lo ricordo anche se so che lui si arrabbierà perché non ama troppo le luci della ribalta, ma è stato un collante fondamentale per tutti noi e lo è tutt’ora. Ora siamo in Serie A, a lottare per rimanerci. C’è chi dice che è il denaro la benzina che alimenta una squadra di calcio. Io credo che invece ci sia molto di più, e anzi sono convinto che la spinta dei nostri tifosi sia decisiva. Quando penso alla famiglia Parma, mi riferisco sicuramente anche a loro. Ogni volta che siamo riusciti ad essere una cosa sola, nel bene o nel male, abbiamo fatto grandi cose. Spero che questo non venga mai dimenticato”.
Tre promozioni, ora la Serie A, ma questo Parma secondo lei dove può arrivare?
“La sfida di Torino, questo è il primo pensiero: domani abbiamo una gara importante contro una squadra che punta all’Europa League, e sono sicuro che daremo il massimo. L’obiettivo è chiaro, che è quello di salvarci, con le unghie e con i denti. Fino a quando non avremo raggiunto la quota fatidica dovremo essere dei martelli, non dovremo mai abbassare la guardia. Questo lungo viaggio ci ha ricordato a più riprese quanto sia importante non perdere mai l’umiltà, la cattiveria e la grinta, elementi necessari per arrivare al traguardo che ci siamo prefissati. A proposito di viaggi: ricordo come se fosse ieri quando quest’estate eravamo in treno, di ritorno da Roma dopo l’udienza di appello per il discorso legato ai messaggi WhatsApp. Ero con Giacomo Malmesi, Luca Carra, l’Avvocato Belli, Paolo Piva, Emanuele Calaiò. Abbiamo appreso la notizia e ci siamo abbracciati in mezzo al vagone, mentre al telefono parlavamo con Marco Ferrari, con gli altri soci, con il Direttore e il Mister. Penso spesso a quel momento. In ogni percorso ci possono essere ostacoli, difficoltà. Con questa compattezza e unione di intenti però nulla è insormontabile. Pensiamo al presente, pronti a lottare e a combattere sportivamente ogni battaglia, e dopo ogni caduta dovremo rialzarci, pronti ad abbracciarci di nuovo”.