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Pensieri Ovali

Si fa così, anzi … ni

Si fa così, anzi … ni

La sommossa lombarda ha portato la Fir a tornare parzialmente sui propri passi circa la regola dei 15 giocatori obbligatori in campo nelle giovanili

Non rimanere ancorati alle proprie convinzioni a dispetto dei santi e saper cambiare idea è segno di intelligenza, maturità ed onestà intellettuale. La sommossa lombarda sulla regola dei 15 giocatori obbligatori in campo, dall’inizio alla fine, pena la partita persa e, in caso di violazione per tre volte, la estromissione dal campionato, ha fatto fare una parziale marcia indietro alla Fir. Il Prof. Ascione, responsabile del rugby di base, ed i vertici Fir hanno dunque diluito nel tempo tale obbligatorietà: si può arrivare a minimo 13 nella prossima stagione, pena la … penalizzazione in classifica, 14 nell’annata successiva. Così le società avranno tempo e modo di trovare soluzioni. Pare una via equa. La Fir era intervenuta in quanto spesso e volentieri il numero “legale” non è stato raggiunto e lo spettacolo, in senso lato, è andato a farsi benedire.
Detto questo, occorre fare almeno un paio di considerazioni.
Posto che se il rugby, il nostro, si gioca a 15 tanti devono essere i giocatori in campo, sia in U20 come in U14, altrimenti dovremmo consentire di giocare in 4 a basket, 5 a pallavolo, 8 a baseball e via dicendo. Nel baseball, la soluzione c’era: con un giocatore in meno si gioca ugualmente, solo che la squadra che va in attacco quando finisce il line up, che deve essere composto di nove uomini, ha un out automatico a carico. In difesa … s’arrangia. In sette è il minimo, con due out a carico.
Una delle questioni sollevate dalle società riguardava il fatto che con la nuova direttiva che aveva imposto la Fir si rischiava di perdere diversi giocatori per strada con la squalifica dal campionato e di vanificare il lavoro svolto dalla società con i ragazzi.
Ben vengano più squadre nel panorama rugbystico italiano, ma se non si riescono ad avere i quindici ragazzi necessari per mettere in campo una squadra, ergo ne dovresti avere a disposizione almeno 18, sarebbe meglio cercare sinergie ed in ultima analisi prendere coscienza delle difficoltà. Chiaro che vi possono essere pure le sfortunate coincidenze e a dispetto di una rosa ampia si può arrivare ad un punto della stagione ridotti all’osso o anche meno, ma questo è un altro discorso e allora giusto avere degli “ammortizzatori”. Accrescere il numero dei tesserati vuol dire anche andare incontro a questi problemi. Diventa difficile porre in atto una norma che rovesci l’obbligatorietà ovvero imporre un numero minimo di giocatori in rosa , tipo 18 o 20, in modo da cercare di ovviare il più possibile al rischio uomini in meno in campo, ma nel baseball è successo, Parma ne è esempio, che due società abbiano iscritto una squadra allievi piuttosto che una ragazzi comuni mettendo insieme le due rose che se fino a due anni prima erano folte, per una serie di motivi non lo erano più. A volte occorre mettersi in saccoccia l’orgoglio personale, dimenticarsi per un attimo il proprio orticello e fare fronte comune per dare la possibilità ai ragazzi di poter continuare nel migliore dei modi a praticare questo sport: questo vuol dire fare un altro passo avanti. Anche a rischio di perdere qualche tesserato, che comunque si perde sempre per strada ed è fisiologico anche in altri sport.
Tornando alla frase d’apertura, si deve notare come la Fir ultimamente abbia “cambiato idea” più di una volta, una su tutte la scelta ufficiale delle due selezioni celtiche.
In linea di principio, si pone, probabilmente, una questione di autorità e/o autorevolezza: in base agli episodi avvenuti negli ultimi anni (si può citare tra gli altri anche il caso dell’abbandono della squadra B del Viadana o la recente vicenda della Rugby Roma) forse il quesito sarebbe da porsi.

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