Baseball e Softball
La stagione del Cariparma, Gerali Per certi versi superiore a quella dell'anno scorso

Il manager ducale analizza una stagione che ha visto Parma fermarsi in semifinale scudetto ad un out dalla possibile finale e giocarsi la Coppa Campioni nonostante l'assenza del lanciatore straniero per oltre metà stagione. Il futuro di Gerali potrebbe essere quello di general manager al posto di Fochi (nuovi impegni federali)
Ripetersi non è mai facile. Negli ultimi ventidue anni vi sono riuscite solamente Rimini, doppietta 1999-2000, e proprio Parma, 1994-95. Dopo la stella apposta sulla casacca, molti davano i ducali alla sfida finale per difendere il titolo dopo quell’importane ed emozionante 14-10 su San Marino che portò Parma a 3 vinte e 1 persa nel round robin. Invece, proprio sul più bello, ecco le cinque inaspettate sconfitte consecutive, l’ultima a giochi ormai praticamente fatti. «Diciamo che la vera svolta è stata la partita persa a Nettuno – spiega Gilberto Gerali che incontriamo prima della partitella in famiglia, a calcio, al Cavalli–: è stata una mazzata a livello psicologico che ha cambiato il volto al campionato. Arrivare ad un out dalla finale ti lascia molto rammarico».
L’assenza di un lanciatore di scuola straniera per gara1, al di là del fatto che per una squadra di vertice dovrebbe essere di una certa consistenza, per circa due terzi di stagione non è fattore secondario. E la squadra, in questa situazione, ha comunque disputato una stagione importante. «Assolutamente. Avevamo una squadra, sono convinto, superiore al Nettuno – afferma Gerali -. Sfido una qualunque delle altre squadre a giocare per tutto quel tempo senza lanciatore straniero; aggiungo anche che non avevamo un catcher per dare respiro a Bertagnon, per cui credo che alla luce di questo e anche, ma non la prendo come scusante, alcuni infortuni, il nostro sia stato un campionato addirittura superiore a quello dell’anno scorso. Logico che la stella ci ha ripagato di tutto; ora per un out non vorrei ci si dimenticasse ciò che la squadra ha fatto di importante».
Una finale Parma l’ha comunque giocata anche se non è riuscita a cogliere la quattordicesima Coppa dei Campioni battuta da un San Marino in un anno di grazia. «Tanto di cappello a loro. Hanno messo insieme una squadra che doveva primeggiare e così è stato – conferma “Gibo” -. Essere arrivati in finale ci ha dato soddisfazione ma non eravamo paghi ovviamente; un grande Da Silva e la potenza del loro line up non ci ha consentito di gioire fino in fondo. Siamo andati subito sotto e non siamo riusciti a recuperare: non possiamo recriminare in questo caso». Parma è stata, insieme a Nettuno, la squadra più italiana e più “locale” del lotto, motivo di soddisfazione per il movimento e non solo. «Ma sì, è politica consolidata e sta dando i suoi frutti. Per la nostra realtà è questa la strada da seguire».
Gerali era presente anche in quegli anni dell’ultima doppietta, in veste di general manager. Una veste che potrebbe rimettere l’anno prossimo, come si vocifera già da tempo. «E’ inutile nasconderlo ormai –ammette il tecnico ducale –: c’è questa possibilità. Rinaldi e Fochi me lo avevano prospettato ad inizio stagione d’accordo di riparlarne con calma a “bocce ferme”. L’idea mi starebbe anche bene ma devo capire per bene tutto il discorso che ci sta dietro. Il campo mi piace ancora per cui se non si riuscisse a trovare la quadra avrei altre chances per continuare ad allenare. Logico che Parma resta la priorità e spero di trovare insieme al presidente e a Max la possibilità di continuare il lavoro».
In caso di cambio ruolo, o di addio, potrebbe essere Orlando Munoz a fungere da manager; in ogni caso “Pepita” proverà a convincere Medina a tornare. «Sì,anche questa gira con insistenza – riconferma sorridendo Gerali –. E’ un’ipotesi ma abbiamo appena finito, se ne parlerà nei prossimi giorni. Pepi ha carisma, è un grande conoscitore del gioco, del campionato e ha le caratteristiche per ricoprire un ruolo importante ma saranno da valutare alcune cose, compresa la sua disponibilità». Che non sembra essere così remota.
