MILANO – Dalla sala stampa dello stadio “Meazza” in San Siro, le parole a caldo dei protagonisti al termine del match Milan-Parma, terminato in modo clamoroso per 3-2 (clicca qui per le pagelle).
Nel consueto appuntamento di confronto con i giornalisti, si sono presentati i due allenatori, Fabio Pecchia e Sergio Conceiçao (arrivato ai microfoni con un’ora di ritardo attorno alle 15.40); inoltre, per i gialloblù ha parlato l’attaccante Milan Djurić.
Le dichiarazioni raccolte per SportParma.com durante la conferenza post partita.
PECCHIA «Fa male, ma questo è il calcio: c’è poco da aggiungere. Conta il risultato, che è a favore del Milan. Ma la prestazione dimostra che la squadra è viva, ha energie ed entusiasmo.
Ci può stare la reazione, sotto due volte: mi sembrava strano che davanti ai loro tifosi non ci fosse una lezione del genere. La linea ha lavorato bene, poteva lavorar meglio sul tiro. Dopo il 2-2 noi abbiamo trovato un’occasione, ma poi abbiamo perso. Una partita che brucia tantissimo.
Djuric è un riferimento importante, ma abbiamo bisogno di tutti. Dobbiamo velocizzare: non c’è tempo per l’inserimento graduale.
Mi rendo conto che non era semplice l’ingresso per gli altri (eccetto Camara, ndr), ma abbiamo trovato la via del gol con un’altra occasione. Anche Almqvist ha avuto una buona ripartenza. Poi nel finale sono saltati tutti gli schemi. Riuscivamo a essere ordinati in difesa anche se il Milan portava uomini là davanti.
Il mancato ingresso di Estévez? Lo continuo a ripetere: la condizione deve migliorare. Quelli che sono ai margini sono fuori da tanto tempo. Non solo Estévez ma anche Bernabé e Bonny: il gruppo al completo è più forte.
Il morale? Ci penserò, perché anche io… Ci siamo già passati da queste grandi prestazioni uscendo poi dal campo con meno di quanto meritato. Dobbiamo avere fiducia in quello che facciamo».
DJURIĆ «Delusione. Dopo un risultato del genere, c’è sicuramente rabbia. Ma è una rabbia positiva: dobbiamo portarcela in settimana. Adesso abbiamo due scontri diretti molto importanti. Analizzeremo gli errori col mister per non commetterli più.
Abbiamo dimostrato di essere una squadra viva. Ci manca un po’ di malizia soprattutto nel finale. Questo è un punto su cui bisogna lavorare: bisogna lasciare liberi i ragazzi, fa parte del percorso.
Il debutto è stato importante: giocare in questo stadio è sempre un’emozione per me che sono partito dalle categorie più basse. Ho visto positiva e voglia di fare, ci sarà da sacrificarsi e da combattere.
Qualche pallone lo potevamo tenere sulla bandierina, poi quando il Milan ti attacca in massa l’obiettivo è tenerlo lontano dall’area per rischiare il meno possibile.
Dopo 3 allenamenti è difficile pensare di avere un possesso palla per arrivare vicino all’area di rigore avversaria. Sapevamo che avremmo dovuto resistere agli assalti del Milan all’inizio: era questa la partita e l’abbiamo fatta nel migliore dei modi. Poi ci saranno altre partite dove avrò maggiori cross e maggiori opportunità».
CONCEIÇAO «Vivo le partite come le sento: con molta passione e voglia di vincere. Alla fine un po’ di adrenalina in più: parlavo con Davide (Calabria, ndr), c’è stata una parola di troppo. Niente di speciale, cose che succedono. Sono tutti importanti, come una famiglia: se ho un figlio che va al ristorante e fa qualcosa che non mi piace, glielo dico. Non è stato bello, ma non mi voglio dilungare. Scusate per il ritardo: eravamo dentro a preparare la partita di Zagabria, che vogliamo vincere.
Può succedere una giornata meno brillante: ho pensato a qualcosa di diverso rispetto a quanto fatto nel primo tempo. Vi dirò – anche se è una cosa che non faccio mai – che loro due giocheranno, se staranno bene fisicamente, a Zagabria.
Per me sono tutti titolari: poi la scelta è mia. Pavlovic ha lavorato tanto nelle ultime settimane e si vedeva che aveva tanta voglia di alzare il livello che voglio io. A me piace un giocatore che ha questo atteggiamento. In questo momento tutti vogliono questo. C’è uno spogliatoio che accetta quello che chiedo io: stiamo cambiando tante cose e quando si cambia c’è una transizione dove si soffre un po’».