Parma Calcio
Parma, stagione dai due volti: Chivu “riscatta” Pecchia

Dopo 38 giornate di un campionato lungo e tortuoso, il Parma ha potuto finalmente tirare un sospiro di sollievo. La salvezza, dal valore di una finale (come dichiarato dallo stesso Chivu), è arrivata in extremis, acciuffando gli ultimi 3 punti disponibili con una rimonta impensabile a Bergamo contro l’Atalanta.
L’annata dei crociati non è stata tutta rose e fiori, anzi: tra alti e bassi, tensioni e cambi di panchina, la permanenza in Serie A, in alcuni momenti, è sembrata tutt’altro che scontata.
L’inizio di stagione sotto la guida di Fabio Pecchia era stato incoraggiante, grazie ai primi buoni risultati accompagni da ottime prestazioni specialmente contro squadre di un certo livello, come Fiorentina, Milan e Napoli. Ma l’«effetto wow» è durato poco. Ben presto sono iniziate a emergere le difficoltà e i limiti di una squadra molto giovane: gioco poco incisivo, tante disattenzioni in fase difensiva e scarsa lucidità sotto porta. Ecco che il cambio di panchina, al netto di 1 punto in 6 partite tra gennaio e febbraio, è apparso inevitabile. Dopo la 25ª giornata la svolta con l’arrivo di Cristian Chivu. Un nome che, inizialmente, non ha entusiasmato la tifoseria gialloblù, intimorita dalla poca esperienza tra i “grandi” del tecnico rumeno. Tuttavia, non ci è voluto molto per far ricredere anche i più scettici: 3 punti all’esordio nel derby contro il Bologna, sistema di gioco (mai dogmatico e mai unico) devoto alla prudenza senza far mancare un atteggiamento coraggioso, l’importanza di un undici titolari. E, alla fine, la salvezza è stata conquistata.
Il confronto tra il Parma di Pecchia e quello di Chivu parla in a favore del tecnico di Reșița. Nelle 25 partite con Pecchia in panchina, Delprato e soci avevano ottenuto 4 vittorie, 13 pareggi e 8 sconfitte, raccogliendo un misero bottino di 20 punti. Con una media di 0,80 punti a partita, i crociati si erano ritrovati al 18° posto in classifica, nel bel mezzo della zona retrocessione. Grazie all’arrivo di Chivu, le sorti della squadra si sono risollevate: nelle restanti 13 partite, i ducali hanno vinto 3 incontri (tutti contro formazioni di altissimo livello, come Bologna, Juventus e Atalanta), pareggiato per 7 volte e perso in 3 occasioni. Con i 16 punti conquistati, la media punti si è alzata, passando a un 1,23: un andamento ha permesso al Parma di non sostare mai nei bassifondi della classifica e di piazzarsi al 15° posto (11° se si considerassero solo le 13 partite della gestione Chivu).
Con il cambio di modulo – dal 4-2-3-1 di Pecchia al 3-5-2 di Chivu – e di atteggiamento di squadra, sono mutati anche i dati relativi ai gol fatti e subiti. Sotto la precedente gestione, il Parma ha realizzato 30 gol (1,2 a partita) e ne ha incassati ben 45 (1,8 a partita); dall’arrivo dell’ex allenatore della Primavera dell’Inter, invece, la media dei gol segnati è leggermente scesa (14 gol fatti, 1.08 a partita), in favore però di un minor numero di reti concesse agli avversari, a suffragio di una significativa e maggiore solidità difensiva (13 gol subiti, media di 1 a partita).
Con Pecchia, il Parma si presentava con un assetto di gioco spavaldo, con tanti giocatori offensivi in campo alla ricerca di un gol in più rispetto all’avversario; con Chivu, invece, la squadra gialloblù si è rintanata un po’ di più nella sua metà campo, puntando maggiormente sulle ripartenze, comunque care anche al precedente tecnico, e facendo affidamento sulla fisicità dei calciatori in rosa. Questo cambio di stile, alla fine, ha dato ragione al tecnico rumeno: Chivu è riuscito a portare la nave in un porto sicuro e a garantire ai tifosi crociati (almeno) un’altra stagione in Serie A.
