Non c’è solo Gervinho. La sorprendente conferma è arrivata domenica a Marassi (1-3) dove il Parma ha infilato la quarta vittoria nelle ultime 5 partite, la seconda fuori casa. La classifica è dolcissima e profuma di Europa. Il Parma di Roberto D’Aversa, una delle piacevoli sorprese di questo avvio di stagione, ha riacceso l’entusiasmo di una piazza che con la memoria va indietro di qualche anno, quando nella stagione 1990-91 Nevio Scala, al primo anno in serie A, fu capace di centrare un clamoroso sesto posto e la conseguente qualificazione alla Coppa Uefa. A distanza di 18 anni la storia sembra ripetersi, anzi, in realtà sembra migliorare, perché nelle prime 8 giornate D’Aversa ha fatto meglio del suo predecessore (una vittoria in più). Meglio anche di Roberto Donadoni che nella stagione 2013-14 chiuse il campionato al settimo posto (9 punti nelle prime 8 giornate), l’ultimo miglior piazzamento degli emiliani, prima del fallimento. E’ prematuro e per certi versi insensato fare paragoni e parallelismi, anche perché la stagione è lunghissima, ma i numeri del Parma attuale sono singolari: 13 punti in classifica (4 vittorie e un pareggio), 23 giocatori utilizzati, di cui solo 3 sono stranieri, l’età media della rosa (29,46 anni) è la seconda più alta d’Europa (nei 5 principali campionati), Sepe è il portiere con più parate all’attivo in serie A (38) e nella classifica dei tiri i ducali sono ultimi a quota 58 (35 in porta). Numeri controcorrente che spiegano l’anima di questa squadra che fino a ieri sembrava Gervinho-dipendente. E invece, domenica a Genova l’ivoriano era uno degli otto assenti, tutti infortunati. E non è un caso che i gol vittoria portino la firme “inedite” di tre presunti gregari come Rigoni, Siligardi (era finito fuori lista) e Ceravolo (non segnava in A dal 2010).
E’ un Parma dove tutti si sentono importanti e coinvolti. Un Parma tremendamente concreto, votato al sacrificio, umile e organizzato, che lavora sugli errori altrui, che si difende in massa e fa delle ripartenze la sua arma migliore. Merito di un allenatore che ha plasmato una squadra profondamente rinnovata in estate (15 volti nuovi), completata negli ultimi giorni di mercato, con nomi che in molti davano per “finiti”, vedi Gervinho, oltre a diverse scommesse, Stulac su tutti. Il 4-3-3 è il marchio di fabbrica di D’Aversa, il modulo utilizzato per la grande scalata dalla serie C alla A; un sistema di gioco elastico, pieno di varianti, che si adatta alle esigenze e alle difficoltà delle partite, pur cambiando interpreti a causa delle continue defezioni, e che può contare sull’esperienza di un giocatore come Bruno Alves.
C’è da chiedersi dove potrà arrivare questa squadra quando i vari Biabiany, Gervinho Grassi e Inglese raggiungeranno la condizione migliore (la sosta del campionato cade a pennello). Una domanda a cui al momento nessuno vuole rispondere in città e in società, onde evitare di fare il passo più lungo della gamba: “Pensiamo solo alla salvezza” è il ritornello di D’Aversa, del ds Faggiano e dei giocatori. Il Parma vola basso, ma consapevole che ci sono ampi “margini di miglioramento”, a partire dall’infermeria, l’unica vera nota stonata di questi primi mesi. Intanto la squadra si gode 4 giorni di riposo, la ripresa è fissata per giovedì.
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Parma, non c’è solo Gervinho
Parma, non c’è solo Gervinho
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