È già martedì di vigilia di campionato, ma prima di mandare in archivio Parma-Sampdoria c’è ancora qualche considerazione da poter rimarcare sull’ultima gara dei Crociati.
Dopo un pareggio, è scontato porsi l’interrogativo sulla pienezza o meno del classico bicchiere che è il metro di misura di una prestazione. Al netto delle palle-gol create viene da rispondere che i due punti lasciati per strada generano rammarico, ma è altresì da apprezzare un punto conquistato quando ormai la prima sconfitta stagionale sembrava inevitabile. La partita contro la Sampdoria ha svelato una forza di volontà sconosciuta al carattere di una squadra che, fino allo scorso anno, era incapace di raccogliere punti una volta passata in svantaggio: appena 7 (1 vittoria, 4 pareggi) su 16 situazioni di handicap. Ma domenica la determinazione nel volersi riprendere almeno il punto – utile ad allungare a 14 incontri una striscia di imbattibilità nella regular season di B – è stata ripagata da una reazione di un gruppo consapevole, maturo, risoluto.
Il merito, alla fine, se l’è preso «l’eroe» di giornata Alessandro Circati, difensore non ancora 20enne, autore di un gol che nasconde diverse curiosità. Non solo segnato nel “suo” stadio, davanti alla sua famiglia (rientrata in Italia dall’Australia), ma anche al cospetto del commissario tecnico della nazionale dei Socceroos, Graham Arnold, giunto a Parma proprio per lui. E poi la marcatura di Alessandro, la prima in carriera (alla 25ª presenza) in Serie B, è stata anche la prima rete realizzata su colpo di testa dal Parma in questo campionato, dopo l’ultimo siglato da Adrian Benedyczak contro il Brescia il 7 maggio scorso. Circati (classe 2003) e Benedyczak (classe 2000), appunto: due dei giovani gioiellini crociati già finiti a referto in avvio di torneo che vede il Parma come la formazione che ha mandato in gol più calciatori (ben quattro) nati a partire dal 1/1/2000 in questa Serie B: oltre a loro due vanno ricordati anche Adrián Bernabé (2001) e Ange-Yoan Bonny (2003).
Le motivazioni per guardare il bicchiere mezzo pieno, stavolta, non mancano e vanno ad enfatizzare il lavoro meticoloso sul quale Fabio Pecchia si sta focalizzando per unificare il gruppo. La dottrina è una sola: la priorità delle finalità di gruppo prevale sempre su quelle individuali. Mancano solo i debutti di Hainaut e Haj Mohamed (unici giocatori di movimento, al di fuori dei lungodegenti, a non aver ancora assaggiato il campo), ma il «collettivismo» dell’allenatore di Formia sembra aver fatto breccia.