Pecchia si è preso le sue responsabilità pubblicamente – com’era successo ai suoi predecessori – Krause, Pederzoli e la squadra no. Il post Como è una discesa all’inferno che ha portato il Parma nuovamente fuori dalla zona playoff, quando alla fine della stagione regolare mancano solo 8 partite. Incredibile.

Le responsabilità post Como e di un’intera stagione sono sotto gli occhi di tutti, fritte e rifritte sempre dentro lo stesso olio. Lo sguardo spento e la mancanza di cattiveria di buona parte dei giocatori scesi ieri in campo ha il sapore di una resa incomprensibile. L’ennesimo blackout di un campionato che assomiglia sempre più a quello fallimentare della passata stagione; d’altronde i giocatori sono gli stessi. Così come la proprietà e gran parte della classe dirigente: sono sempre gli stessi. Eppure niente cambia. Come un pugile che incassa centinaia di colpi senza battere ciglio.
Ad ogni sconfitta (11 come nello scorso campionato) si reagisce sempre allo stesso modo, senza mai mettere in discussione il proprio lavoro e le proprie idee. Senza mai usare toni forti, senza mai punire una squadra lunatica, svogliata e presuntuosa; incapace di dimostrare attaccamento alla maglia e riconoscimento verso i tifosi e la proprietà, se non in rarissimi casi.

Mai un ritiro punitivo, mai un pugno sbattuto sul tavolo, mai una conferenza stampa infuocata, mai un’ammissione di colpa. Come se i giocatori fossero dei privilegiati perenni, degli intoccabili a cui sottomettersi in religioso silenzio, ignorando che da due anni a questa parte stanno umiliando la storia secolare del Parma Calcio.
In questo modo non si può gestire una squadra di calcio italiana. Punto. Bisogna farsene una ragione. Bisogna avere la forza, il coraggio e la maturità di cambiare, di rinnegare idee e ossessioni che il campo (e non solo) ha sempre bocciato.

Le linee guida del “progetto” americano sono vicinissime al naufragio, con conseguenze pesanti anche a livello economico, perché non bisogna dimenticare che il Parma ha un monte ingaggi da serie A, superiore a qualunque squadra del campionato cadetto. Sull’orlo del precipizio, però, il copione resta sempre lo stesso ed è questo il dubbio che attanaglia la testa di migliaia di tifosi: perché nessuno inverte la rotta? Per incapacità, incompetenza o ottusa testardaggine?