L’ennesimo scossone societario degli ultimi 14 anni, questa volta, non ha sorpreso nessuno. Le indiscrezioni giravano da tempo, sebbene nessuno degli attori protagonisti le abbia mai confermate. Il “rapporto” con l’imprenditore cinese Lizhang è finito (o quasi), portandosi con sé mille dubbi e supposizioni. Una striscia di pensieri negativi che la conferenza stampa di oggi al Tardini non ha dissipato del tutto. E allora proviamo ad analizzare la situazione, cosa sappiamo e cosa no.
Partiamo dalle certezze: Nuovo Inizio (Guido Barilla, Giampaolo Dallara, Mauro Del Rio, Marco Ferrari, Angelo Gandolfi, Giacomo Malmesi e Paolo Pizzarotti) ha riacquistato il 60% delle quote del Parma Calcio 1913. Lizhang non è più il presidente del Parma, ma il gruppo Desports resta proprietario del 30% della azioni del Parma Calcio 1913 (il restante 10% è dell’azionariato popolare). L’ex patron cinese è insolvente per problemi legati alle restrizioni imposte dal governo cinese e l’ultima scadenza (fine settembre) a quanto pare è stata disattesa. A risolvere il problema, compresi gli stipendi, ci hanno pensato i soci di Nuovo Inizio (per fortuna), con Marco Ferrari e Pietro Pizzarotti tra i più attivi, dentro e fuori la società.
Difficoltà, quelle cinesi, che principalmente sarebbero legate alle pesanti restrizioni imposte dal governo cinese e, secondariamente, ad una diversa visione delle strategie finanziarie per la gestione del club crociato che, secondo la proprietà cinese, doveva seguire un rigido “protocollo” di sostenibilità economica per non rischiare di fare la fine dell’era Ghirardi. Per la proprietà parmigiana, invece, i paletti imposti da Lizhang non erano sufficienti a costruire una squadra adeguata per il raggiungimento della salvezza e per programmare un futuro più solido.
Fatto sta che in questi 11 mesi Lizhang ha sborsato una cifra di poco superiore ai 15 milioni di euro, cifra fondamentale per assecondare le ambizioni di serie A della passata stagione, ma a livello mediatico è stato un latitante, un po’ per scelta e un po’ per mentalità.
Domenica scorsa Lizhang era allo stadio ad assistere a Parma-Lazio, cinque mesi dopo l’ultima volta (la festa promozione). Prima e dopo un assordante e ingiustificato silenzio per un presidente di una squadra di calcio italiana, soprattutto dopo il caos estivo.
Il passare del tempo (11 mesi) ha aumentato le differenze e i contrasti, pur non influendo in modo determinante nella programmazione della stagione 2018-19, ma sul calciomercato sì. Inoltre, la totale assenza di un uomo di fiducia del patron cinese, anche di un semplice ragioniere, è stato visto come un segnale di debolezza e ha esposto il fianco a diverse interpretazioni e stramberie di ogni tipo, denotando un’apparente e ingiustificata “superficialità”.
Cosa non sappiamo? Innanzitutto il nome del futuro presidente e la composizione del nuovo consiglio di amministrazione. Verranno nominati nelle prossime settimane. E poi: come risponderà Lizhang, da oggi socio di minoranza, alla richiesta di aumento di capitale da parte di Nuovo Inizio? E soprattutto: considerando che la Desports ha sborsato svariati milioni di euro e ha firmato le garanzie necessarie per l’approvazione dell’ultimo bilancio, la vicenda finirà qui? Senza strascichi legali? Nessuna similitudine con il caso Sanz di qualche anno fa, per carità, ma quando ballano così tanti soldi tutto è possibile. E infine: per quanto tempo Lizhang accetterà di essere un socio di minoranza? E in caso di abbandono, chi comprerà il suo 30%? Lo scopriremo solo vivendo.