Siamo caduti in piedi, con le ossa rotte, ma con la testa e il cervello al loro posto. Dopo le pugnalate alle spalle dello scorso anno, le dolorose cure dei primari dell’ospedale della Figc, le illusioni medicamentose di Manenti e soci, le sedute dimagranti dei curatori fallimentari, le aste fratricide e l’eutanasia finale, oggi Parma ha riscoperto due paroline magiche, “fare sistema”. Lo ha fatto nel bel mezzo di una burrasca, non solo calcistica, l’ennesima degli ultimi 20 anni (crac Parmalat compreso), che ha mandato un ulteriore segnale negativo a tutto il mondo. Su queste ceneri è nato il Parma Calcio 1913, un’invenzione del geniale Marco Ferrari, che ha affascinato tutti, grandi e piccoli imprenditori, tifosi e politici, simpatizzanti ed eterni rivali (tranne i reggiani). Una magia, ma anche un pugno in faccia alla mediocrità, alle truffe e alle oscenità con cui convivevamo da troppo tempo. Uno scatto d’impeto dopo anni di errori, vergognosi silenzi (ai limiti dell’associazione a delinquere) e salame sugli occhi.
Oggi tutti vogliono fare parte del nuovo Parma, a vario titolo e in molteplici forme. Dalle aziende locali, alle banche (Cariparma) ai colossi nazionali (Sky Sport e Ringo). In questo momento Parma è la miglior vetrina dove esporre e farsi vedere. Dove valorizzare un marchio o un brand.
Un virus contagiosissimo. Una felicità ritrovata, forse anche troppa (lo sport a questi livelli è indissolubilmente legato ai risultati del campo), tant’è che in città comincia a diffondersi un altro strano virus, ma di senso completamente opposto. Malignità e sospetti che, come sempre accade in Italia, si intrecciano con la politica. Un mondo che, secondo alcuni, avrebbe pilotato da dietro le quinte tutta l’operazione Parma Calcio 1913, in modo da preparare il terreno in vista delle prossime elezioni comunali. Leggende metropolitane o nuda e cruda verità? Al momento l’unica certezza “biologica” è l’entusiasmo di migliaia di tifosi, “ipnotizzati” da un’idea di calcio e di società sportiva che ha il sapore del futuro e dell’Europa che funziona.