Come a Cremona e a Carpi. Anche a Brescia finisce con una sconfitta (2-1) che, seppur con dinamiche differenti, ha diversi fattori in comune. In primis la perenne difficoltà di produrre un gioco offensivo armonioso, che non vive solo di giocate singole, ripartenze o di calci da fermo. Poi c’è il resto: carenza di cattiveria, convinzione e mentalità vincente; difesa insolitamente distratta, abbattuta dall’uragano Torregrossa; centrocampo scolastico, con il solo Munari a inventare qualcosa di buono; a tutto questo aggiungiamoci la giornata storta di Insigne e Di Gaudio, oltre all’ininfluente Baraye, il quale quando entra a partita in corsa, non riesce mai ad incidere. Senza dimenticare che l’ultimo gol fuori casa risale all’8 dicembre (Ternana-Parma 1-1) e che quella odierna è l’ottava sconfitta stagionale (tra le prime 8 in classifica nessuno ha fatto peggio).
Numeri che legittimano la vittoria di un Brescia che non vinceva da 6 partite (una vittoria nelle ultime 11 gare), regalando così la prima gioa del Boscaglia-bis. Le rondinelle hanno messo in campo più rabbia e convinzione. In altre parole, più fame da tre punti. Un aspetto che deve far riflettere a lungo, perché ancora una volta ci troviamo a discutere di un Parma inferiore all’avversario dal punto di vista caratteriale. Un controsenso se si guarda la carta d’identità di molti giocatori in rosa. Un difetto che si ripete e che non trova giustificazioni.
“Il Parma deve avere una mentalità vincente” diceva mister Carmignani qualche settimana fa, all’interno della sua rubrica “il Gede risponde” su Sportparma. Parole che tornano d’attualità anche oggi, nel post Brescia, perché una squadra che ambisce ad un campionato di alta classifica (non necessariamente i primi due posti) deve avere la forza e il coraggio di osare di più. Una maggiore predisposizione ad imporre il proprio gioco, di gestire in modo adeguato i momenti difficili di una partita. A sintetizzare tutto questo ci ha pensato Roberto D’Aversa nella sala stampa del Rigamonti: “Non siamo ancora maturi”. Purtroppo è proprio così. Parole che non frenano l’ira di molti tifosi che in queste ore, sui social, chiedono l’esonero dell’allenatore.
La disfatta di Brescia, però, “nasconde” anche alcune note liete, sebbene non producano punti o facciano classifica. L’esordio di Da Cruz è macchiato dall’errore sotto porta a tu per tu con il portiere (diagonale fuori di poco), ma nel complesso la prova è stata convincente; le potenzialità si intravedono, il gol dell’1-1, infatti, nasce da una sua invenzione. Il gol di Ceravolo è l’altra nota lieta, la fine di un incubo che sembrava infinito. Due giocatori su cui costruire l’imminente futuro (aspettando Ciciretti), mettendoli nelle condizioni di esprimere le loro migliori doti, anche a costo di abbandonare l’intoccabile 4-3-3. A questo Parma, infatti, serve una scossa con effetti a lungo termine.
(Foto Parma Calcio 1913)