C’era una volta, in Serie A, la fatidica quota salvezza a 40 punti. C’era una volta, appunto, perché nel calcio moderno per arrivare al lieto fine può bastare molto meno.

Sulla lavagna appesa nello spogliatoio del Parma, a quota 15 dopo 17 turni in questa stagione, non è dato sapere quale cifra sia stata indicata dallo staff tecnico per poter (sperare di) festeggiare. Verosimilmente almeno altri 20 punti, che dovranno saltar fuori dalle ultime due d’andata (Monza e Torino) e dal girone di ritorno, in cui saranno determinanti gli scontri diretti per la compagine di mister Pecchia. Fin qui, le cose contro le concorrenti non sono andate bene: Udinese, Cagliari, Genoa ed Hellas Verona sono tutte uscite vittoriose dal “Tardini”, causando 4 degli 8 ko maturati da Crociati.

Nonostante il rendimento altalenante, Delprato e compagni possono riporre le loro speranze di salvezza nello storico dei punti totalizzati dalla quartultima classifica negli ultimi anni. Cioè, da quando le venti squadre compongono il massimo campionato di calcio. Il traguardo dei 40 punti, nell’arco delle 38 partite, è servito solo due volte: nel 2004/05 – la stagione del mitico spareggio-retrocessione tra Parma e Bologna – si toccò la quota più alta (43), nel 2006/07 ce ne vollero 40 tondi tondi. In tutte le altre 17 precedenti occasioni si è sempre andati sotto questa soglia.
Nel 2021/2022, quando a scendere in Serie B toccò a Venezia (27), Genoa (28) e Cagliari (30), si toccò il minimo storico di 31 punti, sufficienti a mantenere la categoria. Potrebbe non essere un dato troppo distante dalla quota salvezza, sempre più bassa, che è stata calcolata: la proiezione sulla stagione 2024/225 sarebbe pari a 32. Due lunghezze in più del doppio dell’attuale bottino di punti del Parma, a cui replicare il cammino fin qui intrapreso potrebbe anche bastare.
Certezze ce ne sono poche, ma sembra che anche in questa stagione i punti per arrivare almeno 17° sarà tra le più basse di sempre.