L'erba del vicino è sempre più verde. Un noto detto e un film degli anni '60 interpretato da Cary Grant ma anche una sensazione sempre più frequente nel calcio negli ultimi anni.
Se una volta infatti i calciatori italiani emigravano all’estero a fine carriera o comunque rigorosamente dopo i trent’anni, da almeno un decennio a questa parte, lo fanno in età verdissima. I vari Dalla Bona, Gattuso, Macheda, e ora probabilmente Balotelli: ragazzi a caccia di una visibilità che in Italia spesso non arriva o semplicemente per giocare senza pressioni.
E anche a Parma, tra parmigiani doc e ragazzi cresciuti calcisticamente in maglia crociata, non mancano gli esempi. Senza scomodare chi ha voluto fare una nuova esperienza di vita, come il “sindaco” Marco Osio in Brasile (Palmeiras 1995/96, 20 presenze e un gol), Giovanni Bia in Francia (20 presenze e un gol pure lui in seconda divisione nella nobile decaduta Saint Etienne) o del salsese “naturalizzato” australiano Gian Franco Circati (ormai stabile nel paese dei canguri), e senza tornare a narrare delle arcinote esperienze di Giuseppe Rossi e Arturo Lupoli, i più famosi “scippi” ai danni del settore giovanile del Parma da parte del calcio inglese, sono infatti diversi i calciatori “scapapti” dal ducato per costruirsi una carriera da calciatori in un altro paese. Personaggi meno noti, ma ugualmente importanti, se non altro per il blasone delle squadre in cui hanno giocato.
O in cui giocano, come nel caso di Andrea Guatelli. Nell’ultima Champions League in occasione delle sfide tra Milan e Zurigo, chi ha notato che sulla panchina degli svizzeri, con dietro le spalle il numero 32, sedeva un parmigiano doc, prodotto del vivaio del Parma, come il “gigantesco” (197 cm per 96 kg) portiere 26enne? Aveva appena compiuto 20 anni, Guatelli, quando nel 2004, reduce da un campionato da titolare in Serie D a Fiorenzuola, scelse di costruirsi una carriera oltre i nostri confini, precisamente in Inghilterra, col sogno di emulare Carlo Cudicini, portiere da Serie C, massimo B di medio-basso livello, qui da noi, saracinesca al Chelsea di Abramovich. Guatelli andò al Portsmouth, neopromosso in Premier League, guidato dal serbo Zajec prima e dal “santone” inglese Harry Redknapp poi. Tre anni e pochissimo spazio, aumentato di poco anche in quarta divisione all’Oxford (in prestito nell’annata 2005/06, 4 presenze), ma anche una bellissima esperienza. Pochi gettoni ma sufficienti, nel 2007, per strappare un contratto allo Zurigo, dove Guatelli è tuttora il secondo portiere. Qualche partita ogni tanto senza far rimpiangere il numero uno elvetico, tanti viaggi, e un campionato svizzero nel palmares (stagione 2008/09). E nessuna voglia di tornare indietro… E chi lo biasima? Meglio battere il Milan in Champions o far rientro in patria per rischiare di scivolare nei dilettanti?
Attualmente Guatelli, insieme a Rossi, è l’unico parmense, calcisticamente o di nascita, a giocare all’estero, ma sono tanti altri quelli che in gioventù, alla soglia dei 20 anni, hanno varcato il confine in cerca di fortuna, ma le cui esperienze all’estero al giorno d’oggi non se le ricorda più quasi nessuno. Meteore con più o meno successo, che in Italia sono riusciti comunque a costruirsi (o si stanno costruendo) una buona carriera. Nello stesso anno in cui Guatelli ha firmato per il Portsmouth, il 2004, il centravanti 21enne Francesco Ruopolo dopo una manciata di gettoni in A e un paio di esperienze in C, ha tentato la fortuna al Lokomotiv Mosca. In Russia collezionò solo 7 presenze, ma ora Ruopolo è uno dei più validi attaccanti della B e a 27 anni si gioca la chance della vita all’Atalanta. Ancora meglio è andata a Ivan Franceschini. Classe 1976, nativo di Fornovo, cresciuto nel settore giovanile della squadra del paese e poi passato al Parma, nel 1996, visto che nella squadra di Ancelotti non c’era spazio, ha scelto di emigrare in Francia per vestire 23 volte la blasonata maglia dell’Olympique Marsiglia. Tornato in Italia, Franceschini ha fatto un po’ di B prima di disputare 5 campionati da titolare in A con la Reggina (4) e il Torino (1). Massima serie ritrovata in estate con il Cesena a 34 anni. Un altro emigrato che sta cercando di farsi largo è Andrea Ferretti. Aveva 19 anni l’attaccante parmigiano quando passò al Cardiff City nell’estate 2005. All’importante club del Galles Ferretti ha strappato un biennale a suon di gol nel precampionato, ma nella B inglese ha giocato appena 5 incontri, a cui se ne aggiungono 4 con lo Scunthorpe in terza divisione. Un esperienza comunque importante che al ritorno in Italia gli ha spalancato le porte della B, con il Cesena, dove ha segnato anche tre gol. Ora, dopo 11 gol nell’ultima Seconda Divisione, spera nel salto di categoria con il Pavia e nella risalita.
Ragazzi giovani partiti senza esperienza, come promesse, e tornati veri calciatori, degni di palcoscenici importanti. Che non abbiamo ragione loro? Che l’erba del vicino non sia davvero più verde della nostra?