In una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport Emanuele Calaiò, 37 anni, ha ripercorso gli ultimi mesi della sua carriera in maglia crociata, segnata dalla pesante squalifica per il caso sms (Spezia-Parma) terminata a fine dicembre, ma con uno sguardo rivolto al futuro che dovrebbe essere di nuovo in serie B. Ecco le parole dell’Arciere alla rosea:
IL MERCATO DI GENNAIO: “Vuol dire che qualcosa di buono è stato fatto. Capisco le società che vogliono puntare sui giovani, ma se hai fame e voglia l’età, in B, non conta”.
LE AMBIZIONI: “La mia ambizione è quella di vincere, ci sono abituato e lo voglio fare ancora. Cerco una piazza che mi faccia sentire importante per fare bene un anno e mezzo e arrivare a 200 gol”.
GLI ULTIMI MESI: “Mi sono sempre allenato a Parma e nei weekend tornavo a casa a Napoli. Non riuscivo a vedere le partite dal vivo. Sono stato etichettato come un criminale. Ma ho imparato tante cose e l’esperienza mi ha rafforzato”.
IL CALCIO VISTO IN TV: “Vedevo le partire in tv e pensavo che Calaiò è vivo e forte, pronto a combattere. Ho tatuato sul braccio i 6 campionati vinti, c’è ancora posto. Guardavo i gol di Pellissier e pensavo che se sei sempre stato professionista puoi fare la differenza ovunque”.
IL PARMA: “Sono stati dei signori. Città e società sono il top, c’è tutto per fare bene, ma guai dimenticare che tre anni fa la squadra era in D; nulla deve essere scontato”.
LA SERIE B: “Il livello si è abbassato, c’è più equilibrio: può salire chiunque. Ma è così anche in Serie A: a parte la Juve, puoi giocartela con tutti. Qualche anno fa le partite impossibili erano di più”.