Domani alle ore 18 il Parma inizierà il primo allenamento del 2023/2024; contemporaneamente, Adrian Bernabé concluderà l’ultimo impegno dell’interminabile stagione 2022/2023.
Il centrocampista spagnolo giocherà con la sua Rojita la finale dell’Europeo Under 21 contro i pari età dell’Inghilterra. E proverà a mettere in bacheca il primo grande trofeo della sua fin qui giovane carriera. Una volta archiviata questa avventura con la maglia della nazionale iberica, il catalano godrà, innanzitutto, di qualche altro giorno di vacanza e, poi, proverà a fissare il prossimo traguarda da raggiungere. Stavolta con il suo club, il Parma, con il il quale ha appena rinnovato il contratto fino al 2026 (clicca qui). Il giocatore arrivato dal Manchester City, intanto, ha parlato dal ritiro della Spagna U21, rilasciando al quotidiano As alcune dichiarazioni che riguardano il suo futuro in crociato: «Sento che Parma è casa mia – ha detto –. Sento la responsabilità di portare la squadra dove merita. In Serie A. Ho deciso di rinnovare per provarci in questa stagione. Già quest’anno ci siamo andati vicini. Sono ottimista e credo che possiamo raggiungere l’obiettivo. Il mio ruolo? Mister Iachini mi ha provato davanti alla difesa per due giorni e mi ha detto che gli ricordavo Bennacer, giocatore che aveva allenato all’Empoli e che oggi gioca nel Milan: voleva che giocassi in quel ruolo e io ho sfruttato l’occasione. Adesso ho capito quanto posso valere in quella posizione di campo».
Circa il suo arrivo in Italia, il giocatore crociato ha ricordato anche i primi difficili mesi nella stagione 2021/2022 per un problema cardiaco che lo aveva costretto a non essere mai a disposizione del “mentore” Enzo Maresca, prima che venisse esonerato da Krause: «Avevo firmato il contratto a luglio – racconta Bernabé – e un mese dopo ho dovuto operarmi a un’arteria del cuore. Hanno dovuto fare un taglio per liberare l’arteria in modo che il sangue potesse entrare. Non avevo paura di smettere di giocare perché ho sempre condotto una vita normale. All’inizio dovevo allenarmi con il cardiofrequenzimetro per mettermi in moto. Oggi ogni sei mesi ho una visita di controllo a Roma. Ero spaventato perché sebbene non fosse a rischio la mia vita, sapevo di dovermi sottoporre a un intervento chirurgico. Se non l’avessi fatto, non avrei potuto giocare in Italia».