La stagione agonistica dei “big†del pedale è virtualmente finita, anche se si corre ancora a diverse latitudini (Tour of Hainan in Cina o Japan Cup), ed è tempo di feste, vacanze, premiazioni ed impegni commerciali. Per mantenere fede ad uno di questi, sabato mattina Paolo Bettini è stato a Parma in occasione di una pedalata non competitiva, …
… organizzata da Banca Mediolanum in collaborazione con il VeloClub Felino, che ha visto sfilare per circa 40 km (dalla sede cittadina di Piazzale Ruini e poi attraverso i paesi di Basilicanova, Lesignano Bagni, Langhirano con arrivo al centro commerciale di Felino) il c.t. dell’Italia e circa un centinaio di cicloamatori, che hanno avuto il privilegio di “tirare” il campione toscano sulle proprie strade di allenamento.
Prima di salire per pranzo al Castello di Felino, dove Bettini nel pomeriggio ha incontrato tifosi, società e nuove leve locali, in una sorta di propaganda ciclistica, abbiamo scambiato due chiacchiere sul finale di stagione.
“Con il senno di poi sono tutti intenditori – ha esordito il campione olimpico 2004, riferendosi al Mondiale di Copenaghen – però è normale che non siamo rimasti contenti del risultato, anche perché la squadra ha corso bene fino ai -3 km, poi si è sciolta come neve al sole. Sappiamo che è un punto di partenza, avevamo una squadra abbastanza giovane, dove i vecchietti hanno deluso un po’, visto che mi aspettavo un po’ di più da loro”.
Ma il ciclismo italiano potrà tornare a sorridere in futuro? I giovani su cui lavorare ci sono ma la risposta non è così semplice o scontata come può sembrare. “ Se non vinciamo una grande classica da 3 anni – prosegue Bettini – un motivo ci sarà. Se alcune Nazionali emergenti come Australia o Gran Bretagna vengono a far quartier generale da noi e se la Francia è tornata a vincere tanto a livello giovanile ci sarà un perché. C’è sempre da lavorare e migliorarsi, noi ne abbiamo tanto e non c’è una cosa prioritaria all’altra, dobbiamo solo rimboccarci le maniche, sia la Federazione, che non tutti sanno ma si sta ringiovanendo, che le società. Certamente ogni categoria deve essere strettamente legata a quella prima e quella successiva, perché in prospettiva futura abbiamo una bella nidiata di giovani interessanti da far crescere, ad iniziare da i prof e neoprof, ma ci vogliono metodo, pazienza e collaborazione”.
Il rischio, più che tangibile, di veder buttato l’inizio, anzi il proseguimento di un progetto ideato dal povero Franco Ballerini, c’è stato qualche settimana fa, quando la Procura di Padova, nell’ambito di un’inchiesta antidoping, ha indagato Paolo Bettini per abuso d’ufficio per aver avvertito un azzurro di un controllo durante il raduno pre-Mondiale 2010.
In realtà una normale prassi, considerando le norme della Wada e del suo “metodo Adams” (acronimo relativo al sistema mondiale di reperibilità nei controlli antidoping), ma completamente travisata o male interpretata dalla magistratura, con il conseguente sfogo di Bettini, che secondo qualcuno avrebbe anche potuto mollare l’ammiraglia italiana:”Sono tuttora amareggiato, – chiude il livornese de La California, spiegando lo spiacevole disguido – hanno tempo e denaro da perdere, perché non sanno che questa procedura l’ho sempre fatta nei raduni o ritiri azzurri, in occasione dei nostri controlli interni, per fare in modo che i ragazzi non arrivassero tardi, visto che hanno comunque un’ora di tempo per rientrare nel posto comunicato. È stata danneggiata la mia immagine per un reato che non ho commesso e chiaramente tutto ciò non giova al ciclismo”.
Meglio lasciare la competenza della controversa vicenda a chi di dovere e tornare a pensare di lavorare e migliorare sulla materia prima, i nostri giovani. Perché il futuro è nel loro colpo di pedale e Paolo Bettini ci crede.