Si è svolta la settimana scorsa la prima edizione dei Combat Games ospitati a Pechino che ha fornito per sua natura una suggestiva ambientazione considerando anche il tema della manifestazione.
Una kermesse mondiale dedicata esclusivamente all’universo degli sport da combattimento e che ha radunato i migliori esponenti dei 13 sport più diffusi, per un totale di 1100 atleti provenienti da tutto il mondo, dalla boxe al taekwondo, dal sumo al kung fu, dal kendo alla lotta. Tra queste discipline ha trovato naturalmente spazio anche il JiuJitsu che vede tra i suoi esponenti di spicco Marco Baratti. Il parmigiano si è infatti qualificato tra i migliori 6 atleti al mondo nella disciplina del JJ Fighting System (combattimento completo a distanza, nella lotta e a terra) nella categoria -69kg, insieme agli atleti provenienti da Russia, Kazakistan, Germania, Danimarca e Uruguay.
La gara si è svolta martedì scorso presso l’affollatissimo Beijing Science and Technology University Gymnasium, capace di contenere 4000 spettatori. L’atleta azzurro affronta bene le fasi eliminatorie combattendo contro l’atleta uruguagio prima e quello Kazako poi. Approdato in semifinale è il turno del possente atleta russo che Baratti gestisce bene per tutta la durata del combattimento: la sfida è tiratissima, il parmigiano si infortuna ad un gioncchio ma continua; alla fine del tempo regolamentale è sotto di pochissimi punti e deve prepararsi per combattere per il terzo posto. Mentre in finale il kazako si impone sul russo anche in questo caso per un solo punto, nella finalina Baratti domina il danese fin dalle prime battute evidenziando l’ottimo stato di forma, nonostante l’infortunio al ginocchio precedentemente rimediato. Ottime le squenze di colpi a distanza, spettacolari le proiezioni al suolo, decisiva nel finale l’immobilizzazione a terra che decreta la fine del combattimento prima del tempo regolamentale e consegna a Baratti la vittoria per superiorità tecnica. Una prova maiuscola nella competizione più importante al mondo per questo sport e allo stesso modo per tutti quegli sport, sempre meno minori, che ancora non appartengono al circuito olimpico e che in queste manifestazioni inevitabilmente esprimono i loro massimi livelli di eccellenza.