Anche la stagione in corso, la seconda consecutiva in serie A per il Parma, è segnata da una”battaglia” culturale ed “economica”, portata avanti da diversi gruppi ultras italiani che puntano il dito contro il caro prezzi negli stadi. E’ anche il caso dei Boys 1977, storico gruppo ultras del Parma, che dalla trasferta di Udinese fino ad oggi hanno manifestato il proprio dissenso contro il caro-biglietti, soprattutto nei settori più popolari come le curve.
Una battaglia di civiltà: “Prezzi popolari per stadi popolati” è lo striscione gialloblù apparso più volte in questa stagione .
“Nel nostro viaggio dalla D alla A – spiegano i Boys sul proprio sito ufficiale – abbiamo visto mano a mano aumentare il costo dei biglietti. Sebbene il prezzo per il nuovo e coloratissimo settore di Udine fosse quasi accettabile (intorno ai 20 euro), avevamo da poco assaggiato un vero prezzo popolare, quello di Genova a dicembre con la Samp, che grazie ad un accordo tra le due società aveva prezzo fissato a 10 euro, cosa che ha permesso di onorare al meglio il gemellaggio dando la possibilità ad un buon numero di parmigiani di assistere alla partita allo stadio. Secondo il nostro pensiero, 10 euro è il prezzo più corretto in quanto garantisce un guadagno alla società e permette ad un numero maggiore di persone di seguire la propria squadra in trasferta”.
I Boys puntano il dito in particolare contro i 35 euro del settore ospiti in un anonimo mercoledì sera a Frosinone, oppure i “45 euro allo Juventus Stadium”. Prezzi insostenibili per un settore definito “popolare”. Prezzi inadeguati per la maggior parte degli stadi italiani, privi di coperture, obsoleti e in alcuni casi anche fatiscenti. Eppure la prima giornata di serie A ha fatto registrare un nuovo record: dall’introduzione del format a 20 squadre (2004/05), mai era stato superato il tetto delle 26mila presenze medie a partita nella prima giornata.