(www.parmacalcio1913.com) – PDF, acronimo di “Parma Domani Forse” – giornale “patinato” on line di idee, critiche, dubbi e visioni, espressione del Corso di Giornalismo e cultura editoriale & Master in Web communication, social media e Iot dell’Università di Parma – ha dedicato un servizio, firmato da Gianluca Ciuffi, alla bella storia di Edoardo Corvi, portiere parmigiano della Primavera del Parma Calcio 1913, così attaccato alla squadra del territorio da rimanerne fedele anche durante la diaspora post-fallimento che aveva falcidiato le giovanili gialloblù. Una bandiera, dal volto fresco, genuino e pulito ben narrata da un giovane che ha nel cassetto il sogno di diventare giornalista e che spera di aver intrapreso la strada giusta per trovare la chiave per aprirlo…
Una vita da portiere
Intervista alla “promessa” Edoardo Corvi
di Gianluca Ciuffi (da piedieffe.eu)
Un bambino con il sogno di diventare un calciatore. Un ragazzo che, oggi, ambisce a diventarlo. Quella di Edoardo Corvi è una storia tutta da scrivere e di cui non possiamo che tracciarne solo l’inizio. Il resto sono pagine bianche in attesa di essere riempite, magari in futuro.
L’attuale primavera del Parma si racconta, dai primi calci nel Felino fino ad arrivare a vestire la maglia crociata. Quella di cui va orgoglioso, essendo uno dei pochi rimasti dopo il fallimento del 2015.
C’è un ragazzo che nel 1984 inizia a giocare a calcio. Di ruolo fa il centrocampista, perché gli piace fare gol. E non se la cava nemmeno male. Poi un giorno finisce tra i pali e da quel momento la porta diventa casa sua. Quel ragazzo si chiama Gigi Buffon e l’idea di fare il portiere gliela fa venire il nonno, Lorenzo, che il numero 1 lo ha indossato per una vita, anche con la Nazionale. Nel 2001 Buffon è un ragazzo prodigio che alla Juventus costa quasi 100 miliardi di lire (52,4 milioni di euro per i più giovani, più il cartellino di Bachini) al Parma. Nello stesso anno, a Parma, nasce anche Edoardo Corvi, che oggi difende la porta della Primavera della squadra emiliana. Strano che un ragazzo cresciuto a pane, Messi e Ronaldo decida di abbandonare i sogni di gloria per preferire il ruolo di portiere. Strano fino a un certo punto, perché da piccolo pare si divertisse già a tuffarsi per parare. Parare i tiri del nonno. “Era lui che calciava e io mi buttavo da una parte e dall’altra“. La storia di Edoardo Corvi inizia così.
Un mestiere per pochi, quello del portiere. Un sogno per tanti, diventare calciatori. Ecco, Edoardo si trova proprio nel mezzo.
La passione per il calcio la eredita dalla sua famiglia, in modo particolare dal padre:
“A casa mia si vedeva e si parlava praticamente solo di calcio”.
Tutti i bimbi, o quasi, iniziano a dare i primi calci ad un pallone quasi prima di imparare a camminare. Vedono quell’oggetto come qualcosa che li attrae. Anche il piccolo Edo ha più o meno le stesse caratteristiche delle maggior parte dei bambini. Con una differenza non trascurabile, quella di preferire buttarsi e tuffarsi a terra. Poi arrivano i primi guanti, quelli che la nonna, a cui Edoardo si mostra particolarmente affezionato, gli regala per il suo compleanno di cinque anni. L’emozione ancora viva negli occhi del ragazzo, quando ricorda quei momenti, di un passato non troppo lontano.
A sette anni comincia a calcare i primi campi di calcio, nel Felino, squadra della sua provincia. Inizia da subito come portiere ma dopo un po’ di tempo, guarda caso anche lui, si mette a fare il centrocampista.
“Mi ero stufato, quindi ho deciso di provare lì. Non sono male con i piedi, ho un bon sinistro e mi piaceva giocare la palla”.
Nel destino però, c’era un’altra strada per Edoardo. Il caso vuole che in quell’anno arriva a chiamata del Parma. Non per fare il centrocampista ma il portiere.
“Non mi dimenticherò mai il giorno del mio provino al Parma con Luca Bucci e Luca Mondini. È stata una giornata speciale”.
È in quel momento che inizia la sua carriera per i colori gialloblù. Quei colori che lo hanno portato a diventare oggi uno dei titolari della primavera crociata.
In mezzo a tutto ciò, il fallimento del Parma Calcio, avvenuto nel 2015.
In uno dei momenti più difficili della storia del club Edoardo militava nei giovanissimi e si è trovato di fronte a dover fare delle scelte in un’età in cui magari non si è pronti.
“La scelta è stata ben pensata perché quando il Parma era fallito io ero con i più grandi a far le finali a Chianciano. Tutti i miei amici volevano andare via e, ovviamente, uscendo sempre con loro, anche io avevo la tentazione di andare. Successivamente, però, mi è stato spiegato il nuovo progetto e io ci ho creduto sin da subito. Andavo anche a scuola a Parma, quindi, dopo averne discusso anche con i miei genitori, abbiamo deciso che fosse la scelta migliore.”
Una bella favola finita male, quella di quei giovanissimi.
Il Parma era già fallito ed era terminato anche l’esercizio provvisorio che gli aveva permesso di concludere la stagione in corso. Quando era iniziato il torneo di Chianciano, sulla carta, le giovanili non esistevano più. Per una serie di permessi, gli fu concesso di disputare il torneo. La cosa più incredibile è che quella squadra arrivò fino alla finale, persa poi ai supplementari con l’Inter dopo un rocambolesco 4-3.
Sarebbe stata una bella storia da raccontare ma forse era anche imbarazzante che una squadra scomparsa vincesse il titolo di campione d’Italia.
Dopo l’approdo in Lega Pro, Edoardo diventa uno dei punti fermi degli allievi tanto che arriva la prima chiamata nella Nazionale Under 17.
“È stata una bella esperienza. Mi ha fatto crescere tanto. Ho conosciuto molti giocatori nuovi che poi sono diventati miei amici. Abbiamo disputato vari tornei, eravamo veramente una buona squadra.”
Il presente, invece, si chiama primavera nazionale, di cui è il titolare fisso tra i pali.
“Siamo a metà classifica, abbiamo una buona squadra e un buon mister che ci fa giocare molto la palla. Mi trovo molto bene. Costruiamo dal portiere, giochiamo molto la palla. E io amo molto questo stile di gioco. Con il sinistro sono bravo ma calcio anche con il destro. Dicono sia abbastanza bravo con i piedi.“
Mi è rimasta a cuore la partita con l’Hellas Verona vinta 2 a 1
Oltre che giocare la palla, Edoardo, è un amante delle uscite in area. Ecco le sue parole mentre racconta una delle partite migliori nel campionato in corso:
“Mi è rimasta a cuore la partita con l’Hellas Verona vinta 2 a 1. È stato un match sofferto però noi siamo riusciti a fare il nostro gioco. Ero molto soddisfatto della mia prestazione. Su una punizione, prima del fischio finale, erano tutti dentro e io sono andato a prender palla in uscita. Tutti i miei compagni, a fine partita, sono venuti ad incitarmi”.
Nel curriculum del ragazzo mancano, per ora, rigori calciati e goal all’ultimo minuto.
“Non sono cose a cui penso. Alcune volte mi sono spinto nell’area avversaria ma non sono mai riuscito a trovare la palla”.
Umiltà, impegno e “prima la squadra poi i premi individuali”.
Quando si parla di scuola, guai a nominargli la matematica e la geometria.
“Faccio il quarto anno all’Alfieri e vado bene. Sono sempre andato bene e voglio continuare a crescere, anche dal punto di vista culturale. Nelle materie umanistiche vado forte. In quelle scientifiche, un po’ meno”.
Playstation e televisione nel tempo libero e una passione anche per la formula uno.
“Peccato per la Ferrari quest’anno. Poteva essere l’anno giusto per tornare a vincere un mondiale”.
Un ragazzo tranquillo, genuino, amante delle piccole cose.
“A ballare non ci vado mai perché non mi piace e non mi dà l’idea dello sportivo ideale. Per quanto riguarda i miei amici, posso dire che esco il sabato verso sera dopo la partita oppure la domenica quando c’è riposo. Questi sono sacrifici perché vedi tutti i tuoi coetanei divertirsi e invece tu magari devi pensare alla partita o ad un allenamento. Ma ormai sono abituato e ora preferisco allenarmi anziché andare a ballare”.
Sul compleanno di 18 anni che compirà il prossimo 23 marzo non desidera nulla in particolare. È già molto contento di quello che ha.
Pizza e pasta quando può e per il resto, attento ad ogni minimo particolare. Uno sportivo a 360°. Con Ter Stegen come idolo e Buffon come guida, Edoardo sogna un giorno di poter arrivare a quei livelli. Per ora, si gode la sua primavera con l’ambizione un giorno di poter arrivare ad esordire in prima squadra. In un universo, quello calcistico, dove le bandiere non esistono più, sarebbe molto bello. Da parmigiano, nato e cresciuto a Parma, sarebbe una bella favola.
Una favola che magari diventerà realtà. Quelle di cui il calcio vive. Quelle per cui questo è considerato lo sport più bello del mondo. E noi, possiamo solo che farti un grande in bocca a lupo.
Gianluca Ciuffi (da piedieffe.eu)