Il freddo e la neve congelano tutto, compreso il giudizio finale sulla rinascita del Parma. L’1-1 contro il Venezia è un piccolo segnale di ripresa, ma di certo non risolve i problemi con cui la squadra di D’Aversa convive dall’inizio del girone di ritorno. D’altronde, i numeri degli ultimi tre mesi sono impietosi: una sola vittoria nelle ultime 10 partite. Il gol (su azione) resta il dilemma principale, il più grande di tutti. E in attesa degli altri risultati della 27a giornata di B, da oggi il Parma è virtualmente fuori dalla zona playoff.
Il Venezia non ha rubato nulla, che sia chiaro, ma non ha certo strappato applausi per il bel gioco, anzi.
E se non fosse stato per l’incrocio dei pali colpito nel primo tempo da Gagliolo, forse staremmo commentando un’altra partita. Ad ogni modo, la banda diretta da Inzaghi (squalificato) ha confermato le sue migliori specialità: squadra fisica e robusta, con una difesa solida, un centrocampo dinamico e un attacco che punisce al primo errore (fortuito). Le danze, però, le ha condotte il Parma, per quasi tutti i 90 minuti: 3 limpide occasioni nel primo tempo e altre 3 nella ripresa, escluso il rigore decisivo di Calaiò. Una prestazione determinata e carica di agonismo, come chiedevano società e tifosi, tant’è che al triplice fischio finale dalla curva Nord è partito il coro “vi vogliamo così”.
Una prestazione che, almeno da questo punto di vista, riscatta la figuraccia di Empoli e pone le basi per un nuovo inizio (futuro). Bisogna ripartire da qui, da questo brodino striminzito, per alimentare la speranza di una trasformazione positiva. Non c’è altra via da percorrere. Fiducia, fiducia e fiducia. E’ il ritornello del momento. Anche dinanzi a certe brutture che D’Aversa fatica a risolvere, a cominciare dagli attaccanti per finire alla gestione del possesso palla e all’incostanza di rendimento nell’arco di tutti i 90 minuti. Un gioco frammentato, compassato, slegato e spesso prevedibile; dove la distanza tra i reparti (difesa-centrocampo-attacco) non è armoniosa e il baricentro è basso.
Il ritorno al modulo 4-3-3 sembra aver (ri)dato maggiori certezze, si sono rivisti movimenti naturali, con e senza palla, e un’ampiezza di gioco che ultimamente il Parma aveva smarrito. Per mille motivi, tra cui il passaggio alla difesa a 3. L’altro aspetto confortante è la reazione rabbiosa dopo il vantaggio del Venezia. Un misto di foga e rabbia, ma anche di convinzione e lucidità. Se non ci fosse stata questo tipo di reazione allora potevamo celebrare il funerale. E invece i segnali, seppur in piccole dosi, sono arrivati. La trasferta di lunedì sera a Salerno (turno infrasettimanale) ci dirà se si è trattata di una crudele illusione o di una nuova spinta verso l’alto, quella decisiva per rimettersi in carreggiata e portare avanti il discorso playoff.
(Nella foto di Lorenzo Cattani il rigore di Calaiò che fissa il punteggio sull’1-1)