Due indizi (sconfitte) fanno una prova. Il Parma esce con le ossa rotte dalla trasferta di Perugia (3-0) e conferma tutte le lacune emerse nelle ultime due partite, entrambe terminate con una sconfitta e senza gol segnati. Semmai, i problemi sembrano essersi accentuati: perché se con il Brescia c’era l’attenuante del terreno di gioco ridotto in acquitrino, oggi di attenuanti non ce ne sono. La squadra ha sbagliato tutto: difesa infilata più volte dalla velocità della coppia Han-Bonaiuto (quest’ultimo partiva trequartista ma si defilava sulle fasce creando spesso superiorità numerica), molto fragile in marcatura e nell’applicazione del fuorigioco (solo 2 volte in tutta la partita); un centrocampo incapace di fare da argine e con il solito Dezi in grado di portare palla; un attacco con le armi caricate a salve (2 gol in 4 partite), dove gli esterni raramente consentono alla punta centrale (Calaiò) di concludere in porta.
Fragilità e involuzione, ma di fronte c’era una squadra forte, ben organizzata, con una precisa identità di gioco. Un Perugia con un potenziale offensivo devastante, anche senza Cerri (infortunato) e Mustacchio (inizialmente in panchina), e con un centrocampo di grande qualità.
Il Parma è riuscito a respirare solo a tratti, senza mai trovare la dovuta continuità, se non nella ripresa, quando la squadra è entrata in campo con un piglio (leggermente) diverso ed è stata rigenerata dagli ingressi di Di Gaudio e Ceravolo (esordio). Nomi che per un motivo o un altro siedono in panchina ma che potranno fare la differenza in una squadra dove la fase offensiva – ripeto – non riesce ad esaltare le qualità di Calaiò. Il sistema di gioco 4-3-3 non è in discussione, ma è evidente che vanno apportate delle correzioni, nell’interpretazione dei singoli e nel gioco complessivo di squadra. Tant’è che il Parma ha compiuto più passaggi dell’avversario (402 contro 340, dati Lega serie B) e battuto più corner (10-4).
Non può esserci tutta la differenza che si è vista oggi in campo tra Perugia e Parma. Non sarebbe accettabile. Così come non è accettabile fare tanti cross (22 contro 15) e andare al tiro 12 volte (lo stesso numero del Perugia) senza riuscire a segnare un gol.
A dover di cronaca, ma non certo per creare alibi, va detto che sul finire di primo tempo c’è stata una mano galeotta in area di rigore di un difensore del Perugia, non sanzionata dall’arbitro. Poteva essere un episodio che avrebbe dato più coraggio e determinazione. Appunto, coraggio e determinazione, ingredienti che oggi si sono visti poco, al di là degli aspetti tecnico-tattici e di tutto il resto. Le certezze delle prime due giornate sono diventate incertezze.
(Foto parmacalcio1923.com)