Canberra, 13 giugno del 2009: Pablo Canavosio, mediano di mischia titolare schierato dal CT Nick Mallett, deve abbadonare il campo pochi minuti dopo il calcio d’inizio della prima sfida con i Wallabies.
Al suo posto debutta, impressionando per voglia e per estro, un ventiduenne numero nove proveniente dal vivaio del rugby nocetano: si sta affermando in Eccellenza – l’ingresso in PRO12 verrà ratificato da FIR da lì ad un mese – e con la sua prestazione a Canberra si conquista un posto da titolare per le altre due gare del tour, ancora contro i Wallabies ed a Christchurch contro gli All Blacks.
E’ l’inizio di una delle carriere internazionali più controverse dell’ultimo decennio: a quello che sembra il tour della rivelazione segue un novembre internazionale opaco e nelle due stagioni che seguono Tebaldi, che intanto approda agli Aironi nei primi anni dell’avventura celtica, trova spazio ad intermittenza. Mallett lo esclude dal gruppo per i Mondiali neozelandesi del 2011, Brunel lo prova in tre finestre internazionali durante la propria gestione ma la sconfitta di Tokyo con il Giappone, nel giugno 2014, sembra scrivere la parola fine alla carriera internazionale di Tebaldi, che intanto ha lasciato l’Italia per accasarsi agli Ospreys gallesi. Non inserito nella pre-squadra per i Mondiali inglesi, proprio in Inghilterra Tito prosegue la propria avventura all’estero: sbarca a Londra, sponda Harlequins, dove trova come Director of Rugby Conor O’Shea.
Che due anni dopo, da CT dell’Italia e con Tebaldi protagonista – rientrato in Italia, alla Benetton Rugby – di una buona stagione in PRO12, lo inserisce nel gruppo che in queste settimane sta viaggiando attraverso il Pacifico per il tour estivo.
“E’ stato strano tornare in Nazionale, non lo nascondo – spiega Tebaldi da Suva, dove sabato gli Azzurri affrontano Fiji nel secondo test-match del tour e dove potrebbe tornare ad indossare l’azzurro – anche perché ho trovato un gruppo nuovo, molto giovane, con un’energia diversa. Sono felice di esserci, mi ripaga di un anno dove penso di aver fatto bene con Treviso anche se solo nel finale di stagione abbiamo iniziato a raccogliere quanto abbiamo seminato. Sono molto, molto felice”.
Maturato, più attento alle parole, più consapevole, Tebaldi aspetta la propria occasione: “E’ stato interessante ritrovare Conor, che è stato mio Director of Rugby agli Harlequins: qui oggi il suo ruolo è molto diverso, come è diversa la quotidianità rispetto al Club. So come lavora, e non ho dubbi che sia l’uomo giusto per far muovere al rugby italiano un grande passo avanti. C’è un progetto a medio-lungo termine, che porta ai Mondiali del 2019 ed alla crescita di tutto il nostro sport: poterne fare parte mi affascina”.
Una stagione e mezza agli Ospreys, altrettanto tempo passato con gli Harlequins nella Premiership inglese. Un’esperienza importante “perché credo che mi abbia maturato molto, ed adesso a trent’anni sento di dover trasmettere ai più giovani tutto quello che ho imparato. Essere a Treviso, uno dei Club più prestigiosi e vincenti nella storia del rugby italiano, mi da un grande possibilità in questo senso”.
La voglia di mettersi a disposizione da un lato, quella di dimostrare il proprio valore dall’altro sono i due aspetti che sembrano alla base delle motivazioni di Tebaldi: “Sì, c’è voglia di rivalsa, ma soprattutto voglia di far capire che si può crescere, maturare, essere un giocatore migliore anche a 26, 27, 29 anni. Questo è un grande stimolo”.
L’obiettivo, per Tito, è il Mondiale giapponese del 2019: a trentadue anni, potrebbe essere l’ultima opportunità. “Ci sono andato molto vicino una volta e rappresentare l’Italia ai Mondiali è il mio obiettivo personale: se sono ancora qui, è perché ho dimostrato di poterci stare”.