Bassa Parmense e Fulgor San Secondo rinnovano la loro collaborazione per promuovere e sviluppare il calcio giovanile nel territorio; una partnership nata con l’obiettivo comune di offrire ai giovani talenti del territorio l’opportunità di coltivare la loro passione per il calcio e di realizzare il potenziale sportivo di ognuno di essi.
La collaborazione è iniziata la scorsa stagione, col Tonnotto San Secondo che ha vinto la Promozione, volando in Eccellenza, per poi effettuare lo scorporo: i dirigenti del Tonnotto sono andati a Colorno, mentre quelli del San Secondo sono ripartiti dalla Prima categoria, col nome di Fulgor. A livello giovanile, invece, nei giorni scorsi è arrivata la conferma dell’accordo: la Fulgor seguirà i ragazzi dagli Esordienti fino alla Juniores regionale, mentre la Bassa Parmense si occuperà della Scuola calcio, dai 2013 ai 2020, nella quale ha attivato anche la collaborazione con due centri di fisioterapia per dare le corrette basi coordinative e motorie ai giovani atleti fin dai più piccoli. Le due società continueranno inoltre a lavorare assieme anche su metodologie di allenamento comuni di alta qualità, forti di istruttori qualificati: una condivisione di risorse, esperienza e competenza finalizzata a fornire una formazione professionale a livello tecnico e tattico, facendo però attenzione all’aspetto umano.
La collaborazione tra Bassa Parmense e Fulgor San Secondo, infatti, si estende anche alla promozione di valori come integrazione, fair play, rispetto e disciplina, in modo da formare sia gli uomini che i calciatori, al di là del rettangolo di gioco, cercando nel campo di creare un senso di comunità promuovendo l’orgoglio e l’appartenenza al territorio.
“Abbiamo unito le forze per fare capire ai nostri ragazzi che possono coltivare il loro sogno di fare calcio, a qualunque livello, fin da piccolissimi nella nostra zona, da San Secondo a Roccabianca, da Sissa a Trecasali – commenta Tito Cofano, diesse della Bassa Parmense – Grazie a questa unione i ragazzi del nostro territorio possono coltivare i sogni a casa loro”.