Dunque ci siamo. Ora c’è anche l’ufficialità a sancire quanto, in sostanza, non era in dubbio stante il consistente, minuto, lavoro sottotraccia portato avanti in questi ultimi due mesi: le Zebre sono private. E parmigiane, o parmensi se preferite. Anche se non c’è solo Parma nel capitale sociale, come da slogan “Io ci sono” che prendeva spunto dalla connotazione XV del nord-ovest, ma è preponderante. Gli ultimi angoli, che riguardavano la prima stagione sportiva post-federale, sono stati smussati in queste ultime due/tre settimane. Questione di pecunia, soprattutto ma non soltanto. Il tutto si è risolto e come recita il comunicato federale emesso dopo la riunione odierna: “Il Consiglio ha deliberato la cessione del 74% del capitale sociale di Zebre Rugby (l’intero è di 300,000 euro, ndr) ad un’aggregazione locale di soggetti riferibili al territorio della Città di Parma. La cessione delle restanti quote in capo alla Federazione avverrà nel corso dell’esercizio.”. Questione di tempo e di sistemare alcuni “burocratismi”. Il prossimo passo che suggellerà la privatizzazione e darà il là al nuovo corso sarà, a luglio, quello della nomina del nuovo consiglio e del nuovo presidente al posto dell’attuale, Pier Luigi Bernabò, in carica da due stagioni e che a più riprese aveva posto la questione della privatizzazione con diversi “appelli”; c’è voluto, però, un aut-aut: «Ma no, era in programma – risponde Bernabò-. Era imprescindibile il rimanere a Parma, con una struttura del genere e in una città bella e accogliente. Sono persone ammirevoli coloro che si sono adoperati; ora l’auspicio è che col tempo riescano a reperire risorse (in aggiunta ai 4 milioni di euro forniti dalla Fir, ndr) per poter fare belle cose». Una delle persone cui fa riferimento l’attuale presidente bianconero è il consigliere federale colornese Stefano Cantoni: «Finalmente si chiude un progetto che la Fir porta avanti da quando sono nate le Zebre e il gruppo da febbraio. E’ stato un lavoro quotidiano e considerando che si è sulla base di un azionariato popolare, il lavoro era complesso perché andavano messe insieme molte teste, istanze e modalità ma siamo arrivati a una sintesi; poi c’era il nodo della prima stagione, in pratica già in atto e di fatto federale». Le Zebre private dovranno esistere per almeno tre stagioni, a completamento del secondo quadriennio celtico; per guardare più in là occorrerà attendere, anche, le Union. E per rimanere in tema, si attende l’ultimo, forse, colpo di mercato che dovrebbe portare a Parma un potente centro straniero d’esperienza, necessario per competere a questi livelli.
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Zebre private (e a Parma): ora è ufficiale.
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