Sono trascorsi 126 giorni dall’insediamento di Roel Vaeyens al Parma che oggi, per la prima volta, ha parlato in conferenza stampa alla presenza della stampa locale.
Un incontro conoscitivo – più che una conferenza in senso stretto – per capirsi e per stringere un rapporto, ma di certo anche un’opportunità giornalistica per porre domande e ottenere risposte da colui che dal 10 maggio è divenuto il nuovo Managing Director Sport del club crociato. È durato quasi un’ora e mezza il meeting con il dirigente arrivato dal Bruges, complice anche la mediazione della traduzione dall’inglese all’italiano (e viceversa), per il momento ancora necessaria.
Tanti i temi toccati, sui quali Vaeyens ha risposto con la massima apertura. Chiara la sua missione da portare avanti assieme a tutto il gruppo di lavoro: aiutare il Parma Calcio ad «alzare l’asticella sempre più in alto» in tutti i settori, portando la sua mentalità che ha, sì, origini differenti, ma che condivide la stessa matrice rispetto a quella che la società, da settembre 2020, ha sposato con l’avvento del presidente Krause.
Erano presente per SportParma.com alla conferenza i giornalisti Antonio Boellis e Lorenzo Fava.
DARE SEMPRE IL MASSIMO
Ho ricevuto la conferma di quello che pensavo prima di arrivare. Avevo guardato molte partite, non solo del Parma Calcio, ma anche di altri club; è un campionato molto difficile, ogni gara è molto chiusa ed equilibrata e non c’è grande differenza tra i risultati delle squadre nelle posizioni più alte e di quelle nelle posizioni più basse della classifica.Alcuni dei club considerati favoriti, o quelli scesi dalla Serie A, hanno avuto una partenza difficile e in Serie B non è possibile per nessuno avere una stagione facile, o essere certi di ottenere i risultati che ci si è preposti. Ciò che interessa a me è il Parma Calcio, non le altre squadre: per noi sarà importante metterci la massima concentrazione in ogni partita, essere preparati al meglio e dare sempre il massimo. In caso contrario, non riusciremo a vincere le partite.
LE RICHIESTE DI PECCHIA SUL MERCATO
Prima di tutto, Fabio Pecchia ha dichiarato di essere contento col lavoro fatto dalla società durante il calciomercato. È stato un lavoro di gruppo il nostro, e non di una singola persona: non mio, non di Pecchia e non di Pederzoli, ma anche dello scouting team. È iniziato con un’analisi, alla quale ha partecipato anche lo staff tecnico, e abbiamo individuato delle posizioni nelle quali avevamo bisogno di rinforzi, dopodiché abbiamo parlato con lo scouting team. In ognuno di questi passaggi, lo staff tecnico è sempre stato coinvolto, e ogni giocatore arrivato, è stato approvato dallo staff tecnico.
Sono molto soddisfatto del lavoro di tutti, in fase di scouting e di negoziazione, e il tecnico lo è stato dei giocatori arrivati. Finora abbiamo fatto tutto quello che a giugno avevamo deciso di fare, una settimana dopo il termine della scorsa stagione, conclusa con la delusione contro il Cagliari.
Il tecnico di una squadra, specialmente se questa punta alla promozione, chiede sempre qualcosa di più, e non è un problema. Ne abbiamo parlato anche internamente, quindi problemi non ve ne sono. Due aspetti sono da considerare. Il primo è questo: ognuno nel nostro club deve sempre vedere se vi sono opportunità da cogliere.
Il secondo invece è che sono soddisfatto della nostra rosa, che è ottima e che ha ciò che serve per raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati; detto questo, garanzie non ve ne sono, perché il campionato è ancora lunghissimo. Ho avuto un ruolo attivo ma sempre in costante contatto con il reparto scouting, lo staff tecnico, Mauro e, ovviamente, il Presidente. Perché nella mia posizione riferisco al Presidente. L’intento è trovare un consenso, poi ovviamente il consenso è unanime su tutte le decisioni prese. Ad oggi sono soddisfatto sulle decisioni prese, perché questo consenso c’è stato.
PUNTARE SUI GIOVANI
e si guarda alla rosa della scorsa stagione e alla rosa di questa, l’età media si è abbassata di un anno. Ho chiesto allo staff di performance e analisi di analizzare il mercato e vi posso mostrare un video che conferma ciò che sto dicendo. In questo momento specifico non era necessario comprare solo giocatori di età compresa tra i 20 e i 22 anni, perché i giovani quest’anno giocheranno di più rispetto alla scorsa stagione. Nella mia posizione di direttore generale è una cosa che devo considerare; abbiamo perso Gigi Buffon e Franco Vazquez, e quindi rispetto all’anno scorso ci mancheranno elementi di esperienza.
Per questo serve un equilibrio all’interno della rosa, e per questo è stato necessario individuare alcuni giocatori con già un po’ di esperienza. L’età media della rosa si è abbassata e in campo andrà una formazione più giovane di quella dell’anno scorso. Inoltre abbiamo investito in un giovane come Begic, che ha già dimostrato il suo potenziale in Serie C e che nelle sue prime partite col Parma Calcio è già risultato decisivo. Sono abituato ad acquistare prospetti interessanti e a farli crescere, noi non siamo il Real Madrid o il Manchester City.
La filosofia del Parma Calcio non è cambiata: i giovani avranno più opportunità di giocare. Questo vale anche per i giocatori provenienti dalle giovanili come Anas, che ha già debuttato con la Tunisia. Lavoriamo per far crescere i giovani, che vengano dalle nostre giovanili o da altre squadre.
L’ESEMPIO DI BEGIC
È vero che quest’anno sono arrivati più giocatori provenienti dall’Italia, ma Begic ad esempio avrebbe potuto giocare anche in Svizzera e comunque sarebbe stato un profilo interessante per noi. Forse è stato più facile, alla luce del fatto che giocava in Serie C, ma di fondo ciò che cerchiamo sono giocatori con potenziale.
Non li cerchiamo solo in Italia, ma in tutti quei paesi in cui vi sono giocatori che ci possiamo permettere. A noi non serve cercare dei giovani in Premier League; può essere che da lì arrivi un giovane che non trova spazio, ma non serve mandare uno scout a vedere le partite, perché non è quello il nostro mercato.
Dobbiamo essere aperti a qualsiasi opportunità; Hernani è un giocatore del Parma Calcio, e per noi riportarlo qui ha rappresentato un valore aggiunto. Lui poi ha dimostrato grande motivazione e voglia di tornare, sapeva ce c’era un lavoro da finire, e abbiamo trovato un accordo con grande facilità. Noi guardiamo per prima cosa in quali posizioni dobbiamo rinforzarci, e poi creiamo una lista di profili, italiani e stranieri, che ci interessano. Sto pensando ad esempio a Partipilo e Colak, delle cui qualità eravamo e siamo molto convinti”.
L’ORGANIZZAZIONE SOCIETARIA
Ci sono similarità e differenze. Le cose che porto in un club non arrivano per forza dal Belgio, ma dalla mia esperienza in generale. Mi piace molto la passione, e qui c’è a ogni livello e in ogni circostanza, coi media, coi tifosi o internamente al club. È un aspetto positivo ma che va gestito, perché non si possono prendere decisioni esclusivamente sulla base della passione. Chiunque lavori per il Parma Calcio ha passione per questo sport, ma questo è anche un lavoro. I tifosi si aspettano che giochiamo bene e vinciamo le partite, e per riuscirvi dobbiamo metterci passione ma anche una solida struttura.
Sono abituato a lavorare in maniera innovativa, in maniera complementare a quanto già avviene qui. I problema principale in questo momento è che siamo in Serie B, mentre chiunque in città ci vorrebbe promossi in Serie A. Non è facile però, perché in Serie B ci sono tante buone squadre, con una grande tradizione, che hanno lo stesso nostro obiettivo.
La cosa più difficile nel calcio è far convivere gli obiettivi a breve termine con quelli a medio e lungo termine; il mio compito è quello di fornire a tutte le componenti della società ciò che serve per vincere la prossima partita, ma anche implementare i cambiamenti che servono nel lungo periodo. Se si guarda solo l’immediato, non è possibile migliorare a lungo termine.
LE AMBIZIONI DEL PARMA
Ho tante ambizioni per il Parma Calcio, sia nel breve sia nel lungo periodo. Ho sempre voluto far parte di un club e di un team vincente e di alzare sempre l’asticella, ed è quello che intendo fare anche qui. L’obiettivo più ovvio è la promozione in Serie A; non ci nascondiamo, ma nemmeno vogliamo essere arroganti. Voler andare in Serie A non significa riuscirci automaticamente. L’ho già detto, si tratta di un campionato molto difficile, e abbiamo grande rispetto per tutti i nostri avversari. Il nostro è un obiettivo chiaro, e lo raggiungeremo solamente se ognuno di noi darà il massimo per riuscirci. Ogni membro del club, a seconda del suo ambito di lavoro, dovrà cercare di fare un po’ meglio rispetto alla scorsa stagione; lo stesso vale per il Parma Calcio in quanto organizzazione.
Un altro obiettivo è di migliorare l’intero club nel corso di questa stagione: con questo intendo fare in modo che si lavori in modo più efficiente e più di squadra, e che i vari gruppi di lavori collaborino maggiormente. Non dico che questo non avvenga già, ma ogni piccolo passo in questa direzione può rendere il Parma Calcio un’organizzazione migliore e più efficiente.
E poi ci tengo ad aggiungere che vogliamo raggiungere la Serie A con entrambe le nostre squadre, sia quella maschile sia quella femminile. Sono nato nel 1978 e quest’anno compirò 45 anni. Oggi si possono vedere intere partite di calcio in televisione sette giorni su sette, anche troppi. Negli anni 90 invece vi erano quasi solo highlight da 2-3 minuti; c’era Sportschau il sabato sera col calcio tedesco, la domenica mattina il calcio francese e la domenica sera, sulla tv olandese, veniva trasmesso il calcio spagnolo e quello italiano. All’epoca molti calciatori olandesi giocavano qui.
Negli anni 90 il Parma era una squadra fantastica, che nel 1993 giocò la finale a Wembley contro l’Anversa. Ricordo che guardai quella partita in televisione; in Belgio ebbe molto risalto, anche perché nel Parma giocava Georges Grün. Seguivo il calcio con grande interesse e all’epoca il Parma era un club che vinceva in Europa, pieno di grandi giocatori. Questi ricordi non mi hanno più abbandonato. Queste cose mi sono rimaste dentro. Nonostante l’esperienza al Bruges sia stata molto positiva per lui, quando il Parma mi ha chiamato, ho sentito il richiamo di una squadra che ricordavo benissimo.
L’ESPERIENZA AL BRUGES
L’esperienza a Bruges è stata molto positiva, da quando sono entrato nel Club: all’inizio le cose non andarono benissimo, in particolare nei primi tre anni, ma nei successivi sette anni, con il lavoro fatto insieme al team, la squadra ha vinto il campionato per 5 volte e 6 volte si è qualificata per la Champions League. Ottenuti questi successi, ho sentito la necessità di un cambiamento, anche la necessità di cercare nuove sfide. La chiamata del Parma è stata la sfida che stavo aspettando, unita ai ricordi dell’infanzia. Mi è sembrata un’ottima combinazione, per mettere in campo le mie ambizioni, sia sul breve che sul lungo termine. Ma in un modo più realistico possibile. A 4 mesi dal mio arrivo, l’impressione è positiva, molto felice della scelta che ho fatto e mi sento motivato a fare del mio meglio.
MAN E MIHAILA
Non vorrei parlare della storia di questi due giocatori ma di ciò che vedo, e cioè due giocatori di grande qualità. Dennis Man ha iniziato la stagione infortunato, e sono certo che se non fosse stato così, ieri la nazionale rumena avrebbe schierato due giocatori del Parma Calcio. Ciò significa che sono elementi di qualità, ma con i giovani è spesso così: hanno potenziale e lo fanno vedere, ma magari solo per alcune settimane, o forse alcuni mesi. Ora tocca a loro trovare continuità di prestazioni, e di fare in modo che, quando non rendono al massimo, il loro livello sia comunque buono. Sono fiducioso del fatto che entrambi possano rappresentare un grande valore aggiunto per il Parma Calcio quest’anno.
LE CONDIZIONI DI CHARPENTIER
Gabriel Charpentier è stato sfortunato e ha iniziato la stagione mostrando il suo potenziale contro la Fiorentina, poi però si è infortunato e si è dovuto fermare. La scorsa settimana ha partecipato a un allenamento congiunto, ha subito un colpo ma ha fatto bene, quindi spero che nelle prossime settimane possa allenarsi regolarmente. Lui ha bisogno di crescere con la squadra, di sentirsi bene fisicamente e di poter giocare. Ha qualità che ci possono essere molto utili; lo dicevo prima quando parlavo di equilibrio all’interno della rosa: abbiamo attaccanti con qualità diverse e sono soddisfatto, le sue sono molto diverse da quelle di Colak ad esempio.
SOHM E BERNABE’
bbiamo ricevuto manifestazioni di interesse per questi calciatori, una delle nostre prime azioni del calciomercato è stato il rinnovo di Bernabé che è stata una mossa importante e non solo per la tifoseria e per i tifosi. Ho un po’ dato conferma del percorso intrapreso, anche nella passata stagione. Diciamo: l’obiettivo è arrivare alla Serie A, abbiamo deciso di mantenere dei calciatori che sono ottimi. E riteniamo che la squadra possa avvantaggiarsi della loro presenza. I calciatori, dal canto loro, hanno creduto nella possibilità, restando a Parma, di far crescere le proprie possibilità, non solo a livello individuale ma anche a livello collettivo.
IL NUOVO STADIO TARDINI
on è merito mio quello che sta succedendo con lo stadio, ma di Luca (Martines, ndr) e del suo team. Ne parliamo molto ed è chiarissimo che ci serve un nuovo stadio, perché quello attuale non ci permette di fare ciò che vogliamo fare e offrire ai nostri tifosi ciò che meritano: che sia per le famiglie coi bambini, o in termini di servizi all’interno dell’impianto. Il derby con 26 gradi è stato bellissimo, ma quando piove i tifosi purtroppo sono esposti alla pioggia.
So che un progetto come quello del nuovo stadio è complicato, perché le stesse problematiche ci sono anche in Belgio, dove numerosi club vorrebbero costruire un nuovo impianto. Siamo contenti che la città di Parma sia disposta a dialogare e supportarci. Anche dal punto di vista sportivo ci aiuterebbe a raggiungere i nostri obiettivi, e una città con la tradizione e l’ambizione di Parma merita uno stadio moderno.
Prima del mio arrivo è stato fatto un ottimo lavoro, e quando ho iniziato il mio primo compito è stato quello di analizzare la situazione, conoscere le persone e chiedere le loro opinioni; ho anche la mia, ma imparo anche da quelle degli altri”.