La maledizione continua: 4 sconfitte su 4 partite all’esordio in serie A con la Juve. Sarebbe semplice riassumere il tutto con l’evidente e eclatante differenza tecnica tra il Parma e i bianconeri (basta leggere le panchine), ma la partita ha vissuto varie fasi e la squadra di D’Aversa ha avuto il grande merito di rimanere in gara fino alla fine, tenendo in apprensione avversari milionari ma in affanno e a corto di fiato. Ed è proprio in quei 15 minuti finali che al Parma è mancata la forza di affondare il colpo, di costringere l’avversario all’errore. Un a mancanza figlia della stanchezza e dei piedi poco ispirati di quei giocatori incaricati di produrre gioco e assist. Tranne nel primo tempo, ad Inglese non è arrivato nessun rifornimento degno di questo nome. Gervinho ha scorrazzato a destra e sinistra, ma gli è sempre mancato l’ultimo passaggio e il tiro in porta, merito di una Juve che ha fatto la fatto la fase difensiva con particolare attenzione verso l’ivoriano, tant’è che appena partiva palla al piede aveva due-tre difensori appiccicati addosso.
La Juve non ha brillato, che sia chiaro, anche se sul 2-0 (gol annullato per fuorigioco millimetrico a Ronaldo dopo l’intervento del Var) la partita poteva essere già chiusa e sigillata. In fase offensiva il Parma si è limitato all’effetto sorpresa del contropiede, accettando di aspettare i bianconeri nella propria metà campo. Troppe concessioni e poco pressing alto. Piccoli dettagli per spiegare questo 0-1 che lascia amarezza ma anche la stessa consapevolezza dello scorso anno, sempre post Juve: il Parma ha le carte in regola e il carattere per giocarsi la salvezza, magari attraverso un gioco più corale e veloce rispetto al passato. In attesa di avere Grassi, Karamoh e Kucka al 100%, tre giocatori che possono cambiare il volto di una partita e aggiunre qualità a tutta la squadra. Oltre al mercato che nelle prossime ore dovrebbe portare in dote almeno un paio di difensori.