Dopo anni di “censure” la parola trequartista è tornata di moda anche nel calcio italiano (finalmente). Partiamo dalla definizione della Treccani: “Nel gergo tecnico del gioco del calcio, termine usato spesso per indicare un giocatore che agisce tendenzialmente in prossimità dell’area di rigore avversaria, quindi a un’altezza di circa tre quarti del rettangolo di gioco, con particolari compiti di tipo offensivo quali, in particolare, l’assistenza alle punte”.
Concetti che avevamo dimenticato, soprattutto a Parma, dove l’ultimo vero trequartista fu Morfeo. Ora grazie all’arrivo di mister Liverani sulla panchina gialloblù l’argomento è tornato di attualità, sebbene corredato da dubbi e perplessità. In questi primi mesi il tecnico, amante del modulo 4-3-1-2, ha provato diversi elementi in quel ruolo, ma alla fine la scelta è ricaduta su Kucka. Scelta che fino ad oggi non ha ripagato, perché lo slovacco è duttile e intelligente e può ricoprire quel ruolo, ma non è nel suo Dna. Motivo per cui nelle ultime due partite di campionato Liverani è passato ad un abbottonatissimo 3-5-2.
In questi giorni, grazie anche alla pausa per le nazionali, Liverani si sta concentrando per ripristinare il 4-3-1-2, anche se molto dipenderà dalla capacità di Brunetta e (forse) Mihaila – fino ad ora due oggetti misteriosi (causa infortuni e Covid) – di ricoprire quel ruolo che secondo il tecnico romano richiede un grande sforzo tecnico e soprattutto fisico. Con Kucka (ieri protagonista con la Slovacchia) che resta un’alternativa in caso di emergenza.
Di sicuro il Parma dovrà cambiare atteggiamento offensivo dopo la scialba prova contro la Fiorentina. Servono nuove soluzioni in grado di esaltare gli attaccanti a disposizione; Liverani pare disposto a modificare l’idea iniziale se non dovesse trovare la quadratura del cerchio. Ma il dubbio resta: con o senza trequartista?