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Calcio Serie A

I problemi del calcio tra diritti tv e sentenze

I problemi del calcio tra diritti tv e sentenze

Il fruscio di una vecchia radiolina inghiottito dalle immagini limpidissime dell'alta definizione. Il calcio trasformista degli ultimi anni ha modificato radicalmente le abitudini di centinai di migliaia di tifosi, oggi sempre più affascinati dal “Dio” televisore e dalle numerose opzioni tecnologiche che offrono le varie tv a pagamento.

E gli stadi? Un optional. Numeri in sensibile calo, o stabili (ma solo in alcune piazze). La solita frittura mista, condita da controsensi e leggi troppo repressive. Ma oggi come oggi quello che interessa maggiormente è il denaro liquido che Sky e Mediaset versano nelle casse delle singole società di serie A e B. I due colossi televisivi hanno recentemente sborsato quasi 2,5 miliardi di euro per trasmettere le partite di campionato per i prossimi tre anni, ma una recente sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea potrebbe rivoluzione tutto il sistema. Provocando un danno non indifferente al Parma e a tutte le altre società.
“È contrario al diritto dell’Unione – hanno scritto i giudici di Lussemburgo – un sistema di licenze per la ritrasmissione degli incontri di calcio che riconosce agli enti di radiodiffusione un’esclusiva territoriale per Stato membro e che vieta ai telespettatori di seguire le trasmissioni con una scheda di decodificazione in altri Stati”. In pratica un cittadino europeo, per guardare una partita di calcio, può utilizzare la scheda del decoder di un qualsiasi stati membro dell’Unione Europea. Questo significa che si potrà guardare una partita del Parma utilizzando un abbonamento a un’emittente francese, tedesca, greca o portoghese.
Inoltre “il versamento di un supplemento da parte delle emittenti televisive per assicurarsi un’esclusiva assoluta” è contrario ai principi del mercato unico perché “tale pratica può condurre a differenze di prezzo artificiose>. In conclusione quello che potrà accadere nell’imminente futuro è che un tv estera sia in grado di offrire le partite del campionato italiano ad un presso inferiore rispetto a Sky e Mediaset, che a quel punto non sarebbe più in grado di garantire gli introiti attuali. Un bel problema considerando che il pallone italiano resta gonfio solo grazie alla montagna di soldi che arrivano dalle tv “monopoliste”.
Volendo essere perfidi, si può dire che questo scenario sarebbe apocalittico per le società italiane che negli ultimi 10 anni hanno puntato tutto sui decoder. Dimenticando gli stadi e soprattutto il calo degli spettatori (negli ultimi 10 anni la serie A ha registrato un calo di un milione di spettatori), sebbene oggi gli incassi incidano solo in minima parte sui ricavi. Discorsi detti e ridetti centinaia di volte, la verità è che questo mondo non è sostenibile fondamentalmente per un motivo: gli ingaggi esorbitanti dei giocatori. Punto. Il resto è un lento declino delle passioni, della poesia e del romanticismo dei tifosi, sempre più attratti dal calcio parlato e non da quello giocato. Per i non allineati la puzza di un fumogeno, il suono dei tamburi, le imprecazioni del vicino di posto, e il fruscio della radio rappresentano ancora una valida alternativa.

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