Lo storico gruppo Ultras dei Boys torna a contestare la cosiddetta "tessera del tifoso" che il Governo si appresta a rendere obbligatoria per poter seguire allo stadio la propria squadra. All'interno il comunicato completo.
“Molte persone ritengono che le norme che regolano la nostra società siano frutto di decisioni prese dal Parlamento, dopo varie discussioni e votazioni. Questo non basterebbe certo a garantire una vera democrazia, ma sarebbe almeno una piccola garanzia. Ma invece, talvolta, capita che non vi siano neppure questi passaggi.
Nei giorni scorsi, in riferimento alla cosiddetta “Tessera del Tifoso”, siamo stati avvisati che dal primo gennaio sarà obbligatoria per poter seguire la propria squadra in trasferta. Molto sorpresi abbiamo domandato spiegazioni a chi ci ha dato la notizia. Il nostro interlocutore (esponente del tifo non ultras) ci garantiva che non vi erano dubbi, e che la cosa era ormai “legge”. Legge? Il 15 agosto? Effettivamente, se dicono che d’ora in poi chi vuole andare allo stadio dovrà essere preventivamente autorizzato dalla Questura, viene da pensare che sia stata varata una nuova legge speciale, tipo “coprifuoco” in qualche Paese sudamericano. E invece no, nel nostro regime sud-europeo si fanno le cose più rapidamente, non solo fregandosene della Costituzione (a proposito, vale ancora?) ma anche del Parlamento. E infatti non è stata fatta nessuna nuova legge. Molto più rapidamente il ministro Maroni ha scritto una lettera a prefetti e questori, indicando quello che dovranno fare. E pensare che prima di fare il ministro morse una caviglia ad un poliziotto (e fu anche condannato). Adesso li comanda. Si sarà riabilitato? Chissà.
Mentre le società sportive non riescono ancora ad adeguarsi alle norme imposte dai decreti Pisanu (del 2005), e mentre le imposizioni burocratiche imposte dagli stessi (vedi, ad esempio, i “biglietti nominali”) stanno generando grandi disagi, malumori e proteste, tra tutti i tifosi (non solo ultras), Maroni vuole aggiungerci del suo (addirittura: corsie preferenziali d’ingresso per i possessori della Tessera e magari settori riservati). Un po’ come fecero Amato e la Melandri dopo la morte di Raciti (eppure: ancor oggi non si sa come morì). Nuovo ministro: nuova repressione e nuova burocrazia. Un classico.
Dopo aver depenalizzato i reati finanziari, garantito l’immunità agli uomini più potenti del Paese, condonato gli abusi edilizi, e dato aiuto a chi ha esportato capitali all’estero: si vogliono imporre norme dittatoriali a chi vorrebbe andare allo stadio a vedere una partita di calcio.
Molte società tacciono (a partire dalla nostra) per paura di rappresaglie, come se il dire sempre di “SI” a politici e divise fosse l’unico modo per vivere tranquilli. Ma qualcuno non ci sta. Di attività “liberticida” e di “sistema fascista”, ha parlato il presidente del Palermo Zamparini. Pietro Lo Monaco, amministratore delegato del Catania, ha definito la Tessera “incostituzionale”.
La “Tessera del Tifoso” delega immensi poteri alle Questure, che grazie alla miriade di leggi speciali susseguitesi nel corso degli anni, avranno il potere (nei fatti) di decidere ARBITRARIAMENTE chi può entrare o non entrare allo stadio. Un potere del genere, è conferito alla Polizia solo nei regimi totalitari. Perché è un potere immenso, e assolutamente discrezionale, che prescinde dal potere Giudiziario.
Chi saranno i tifosi degni di accedere allo stadio? O meglio: la Polizia chi riterrà degno?
Le persone che hanno scritto questo articolo; che (in varie occasioni) hanno contestato le azioni della locale Prefettura e Questura; che hanno denunciato lo scandalo della sentenza sull’omicidio Sandri; saranno penalizzate? Forse no. O forse sì? Magari con una diffida preventiva, o con una diffida tipo Parma-Inter del 18 maggio 2008 (dove furono colpiti ragazzi assolutamente innocenti per coprire le responsabilità delle istituzioni)? La diffida non è certo una condanna (anche se limita la libertà!) ma (stando alla Legge Amato) potrebbe impedire il rilascio della Tessera del Tifoso a VITA.
E a quei tifosi (non ultras) che mentre Eugenio Bortolon stava morendo, cantavano barbaramente “giochiamo, giochiamo, gliela daranno? E ai signori che hanno protestato vivacemente fuori dal Tardini per le code alle biglietterie?
Dobbiamo affidare i nostri diritti civili al buon cuore della Polizia? In Myanmar non sono d’accordo. Neppure noi, in Italia
Boys Parma 1977″.