17 anni da professionista, 18 diverse maglie di club indossate, 78 gol realizzati in 393 gare disputate in carriera, 33 presenze e 18 reti con le nazionali giovanili azzurre (Under 21 compresa). Sono questi alcuni dei numeri principali di Arturo Lupoli, l’ultimo illustre acquisto del Borgo San Donnino.
Dopo l’anticipazione della mattinata (clicca qui), l’ingaggio dell’attaccante – che sbocciò negli Allievi Nazionali del Parma (stagione 2003/2004) e che fu poi acquistato dai londinesi dell’Arsenal – è stato confermato dalla compagine di Fidenza, che lo ha annunciato sul proprio sito pubblicando la foto assieme al presidente Luca Magni: «Arturo Lupoli torna a casa – questo il benvenuto da parte del club – e ricomincia dal Borgo San Donnino. L’ex «enfant prodige» di Casalmaggiore, classe ‘87, che con gli Allievi Nazionali del Parma dei vari Rossi, Dessena e Savi vinse lo scudetto nel 2004 prima di trasferirsi all’Arsenal, chiude il cerchio nella nostra provincia dopo ben 17 anni, in cui ha indossato anche le maglie di Derby County, Fiorentina, Treviso, Norwich, Sheffield United, Ascoli, Grosseto, Varese, Honved, Frosinone, Pisa, Catania, Sudtirol, Fermana, Virtus Verona e, infine, dei marchigiani del Montegiorgio dove lo scorso anno ha debuttato in D realizzando nove gol in venti presenze nel girone F».
Prima o seconda punta di piede mancino, Lupoli è pronto a mettere al servizio dei nuovi compagni tutta la sua grande esperienza maturata negli anni da professionista, nei quali ha calcato i palcoscenici di Serie B, Serie C/Lega Pro, ma anche Premier League, Championship e Nemzeti Bajnokság I (la massima competizione ungherese). Oltre al campionato di Serie D, dove aveva debutto un anno fa con 9 gol in 20 partite al Montegiorgio. Da oggi parte la nuova avventura al San Donnino. Tanta carica e tanti buoni propositi, come traspare dall’intervista rilasciata ai microfoni di SportParma.
Arturo, perché proprio il Borgo San Donnino?
«È stata una trattativa durata una settimana. Da parte mia c’era una grande entusiasmo e una ferma volontà di riavvicinarmi a casa, dopo tanti anni trascorsi in giro un po’ ovunque. Avevo altre offerte da tutta Italia ma, confrontandomi con il Direttore (Mario Barbieri, ndr) e con il Presidente (Luca Magni, ndr), ho visto grande voglia grande interesse di portare a buon fine questa trattativa. E mi sono convinto che fosse la scelta giusta».
Al Borgo ci sono altre due “vecchie” giovani promesse del Parma, come Filippo Porcari e Thomas Som.
«”Pippo” lo conoscevo dai tempi del Parma, anche se lui è un po’ più grande di me. Abbiamo giocato contro diverse volte in carriera. Invece, con Som c’è un rapporto più stretto: eravamo spesso insieme, a Grosseto eravamo in squadra insieme e lui spesso era a casa mia. Quest’estate mi ha chiamato due o tre volte per parlarmi del realtà Borgo, della piazza e della squadra: mi ha sempre detto che questa è una grande famiglia e che qui ci sono le componenti per fare bene. Il suo parere è stato molto importante per la mia scelta».
Che cosa si prova a vincere a 17 anni il campionato Allievi col Parma e, nel giro di pochi giochi, ritrovarsi a essere allenati all’Arsenal da un certo Arsène Wenger?
«Sicuramente è stato un passaggio molto grande e anche molto bello. Quell’estate mi ritrovai subito dal passare dai primi allenamenti con la Primavera del Parma al ritiro con la prima squadra dell’Arsenal, che era fresco campione d’Inghilterra. È passato tutto veloce, ma guardandomi indietro mi rendo conto di quanto sia stato formante quel momento. Anche perché ho avuto la fortuna di vivere una realtà piena di campioni e tra le più vincenti della storia d’Inghilterra».
L’esperienza più bella e quella meno felice in carriera?
«La più bella, forse, è stata quella del Derby County (stagione 2006/2007, ndr), con cui abbiamo fatto una volata fino a Wembley, dove abbiamo vinto la finale playoff valevole per il ritorno in Premier. In quell’anno andai bene: 11 gol e 8 assist, fu una stagione molto bella. Purtroppo, saltai la finale perché avevo già firmato con la Fiorentina e l’allenatore preferì non farmi giocare per questo motivo. Catania e Südtirol, invece, le due meno positive: andai con entusiasmo per dire la mia, ma giocai poco sia da una parte sia dall’altra. Furono due situazioni strane, con due cambi di allenatore quasi immediati».
Il Borgo, al debutto in D, si presenterà con un attaccante che in pochi potranno vantare avere. L’obiettivo resta la salvezza?
«Io credo che, come ci siamo detti con il Direttore e con il Presidente, essendo neopromossi, il nostro primo obiettivo rimane la salvezza. Io ho avuto la mia prima esperienza lo scorso anno in D: nel girone marchigiano-abruzzese-laziale c’erano 2 o 3 squadre nettamente superiori, poi un grande equilibrio. Mantenere la categoria sarà la cosa principale. Vedendo anche le proiezioni dei gironi, saremo raggruppati con 5-6 squadre di assoluto valore e blasone, tra cui Ravenna, Forlì, Rimini e Prato. Prima di tutto dovremo andare sui campi per fare i punti che ci consentiranno di mantenere la categoria. Poi, si vedrà».
L’approccio con mister Baratta?
«Col mister ci siamo salutati ieri di sfuggita prima dell’amichevole. E poi abbiamo parlato a cena qualche minuto. Da oggi si inizierà a lavorare e a fare sul serio, avremo tanto tempo per confrontarci e conoscerci».
Quanto è mai stato vicino un ritorno a Parma? Nel 2016 il tuo nome fu accostato alla squadra crociata (allora in C), nelle ultime stagioni anche al Colorno.
«Con il Colorno negli ultimi anni qualche contatto c’è stato, ma non siamo mai andati oltre perché ho sempre fatto altre scelte. Per quanto riguarda il Parma posso dire che mi sarebbe piaciuto tanto tornare: era un mio desiderio e la società aveva un interesse per me. Mac’erano in ballo anche altri nomi e l’affare poi non si concretizzò».