L'allenamento è alle 19.30; sono le 18 ma lui è già Â al campo da un po'. Insieme a Montes e al giovane Baez, dopo corsetta e stretching. Ovviamente, la lingua in essere è lo spagnolo. Victor Santos dà Â l'impressione di trovarsi già Â a suo agio in casa Crocetta, …
… un ambiente molto più “familiare” rispetto a quello cui era abituato fino all’anno scorso. Da un lungo trascorso di leghe maggiori alla serie A federale italiana: molti hanno strabuzzato gli occhi. Semplicemente «Nelle ultime due stagioni di grande lega ho avuto qualche piccolo problema al braccio, per me questa era una buona occasione per recuperare al 100% e quando mi hanno chiamato ho colto l’opportunità di venire in Italia a giocare; alcuni amici mi hanno detto che qui si gioca un buon baseball e allora ho accettato di dare una mano a questa squadra a vincere». I tifosi si tranquillizzino: «Mi sento abbastanza bene. Era da un po’ che non lanciavo, ho fatto sei inning e 75 lanci è andata piuttosto bene, il prossimo weekend magari ne posso fare 90. Sto lavorando sodo per ritrovare la forma migliore. Dicono che ho una bella curva? Beh, grazie. In linea di massima mi piace variare sia lanci che location per far battere per terra».
Santos ha appena assaggiato il baseball italiano in quel di Messina: «E’ stato buono, i ragazzi hanno giocato duro; io ho fatto quello che mi era stato chiesto ovvero di tenere il match il più chiuso possibile contro un Nieves molto valido. Sapevo e ho capito che era una squadra difficile da battere quella avversaria, erano molto aggressivi nel box». Va da sé che con un lanciatore di siffatta esperienza e qualità sul monte, la squadra ne trae giovamento dal punto di vista mentale: «Loro devono avere molta fiducia in me ed io in loro; io dopo questa trasferta sono contento anche se in gara1 abbiamo commesso un paio di errori che ci sono costati diversi punti. Io sono fiducioso; credo che siamo consistenti, abbiamo fatto 1-1 ma d’ora in avanti possiamo solo migliorare e vincere parecchie partite».
Cambiano le abitudini per il dominicano: abituato a viaggiare e stare in campo quotidianamente, anche se non sul mound, qui in campo, a giocare, ci si va una volta alla settimana e per il resto allenamento e “libertà”: «Dal punto di vista delle partite per me non cambia granché ovviamente, devo approfittare della settimana per allenarmi duramente». E sull’ambiente: «I ragazzi sono fantastici, mi fanno sentire come se fossi a casa, a mio agio, passo del tempo con loro e questo è importante».
Non ha ancora scoperto la città, anche se Montes gli fa da guida e da traduttore data la sua esperienza di due anni da giocatore qui oltre al fatto di risiedere in provincia, ma ha già capito che «Il cibo è davvero molto buono: dovrò stare attento … ».
Finita la chiacchierata, via nel bullpen a supervisionare Baez: se il buon giorno si vede dal mattino …