Cinquant’anni sulla via Emilia da imprenditore di successo, quaranta nel mondo del calcio con risultati eclatanti. La storia di Romano Amadei (il signor Immergas), patron del Lentigione, sembra uscire da un libro di favole, scritto dalle abili mani di uno scrittore di provincia che esalta le imprese partite dal basso, quelle che fanno sognare tutti. Storie da tramandare e diffondere, soprattutto in tempi di crisi e depressioni varie. Amadei è un uomo partito da zero che in cinquanta anni ha costruito un impero. Un imprenditore passionale, genuino, intelligente e intraprendente, con un grande senso di appartenenza a quel territorio che lo ha cresciuto (è nato e vive a Sorbolo), lanciato e consacrato. Prima la favola Brescello (anni ’80) che arrivò ad un millimetro dallo storico traguardo della serie B, poi il Modena riportato in A dopo quasi 40 anni di astinenza (un “amore” finito male) e ora il Lentigione (dall’Eccellenza alla Serie D). Un legame indissolubile con Doriano Tosi, attuale ds del Lentigione (terza forza del campionato), anche se la storia è segnata da divorzi e ricongiungimenti. Una storia parmigiana, o meglio, parmense. Una storia di provincia che brilla come l’oro colato, perché ovunque sia stato Amadei ha sempre scritto pagine indelebili. Domenica pomeriggio a Brescello arriva il Parma del “pupillo” Apolloni: vincere sarebbe un altro sogno che diventa realtà. Nulla è impossibile contro quella che corazzata che in primavera sarebbe potuta diventare una creatura firmata Amadei. Ma questa è un’altra storia…
Buongiorno presidente, la partita di domenica si avvicina. Ha fatto un fioretto o qualcosa del genere per provare a battere il Parma?
“Buongiorno. Nessun fioretto o cose simili. Spero solo che il Parma non faccia il Parma, come ho visto in alcune partite, non certo nelle ultime due contro Forlì e Ribelle. Il Parma è una squadra di categoria superiore che deve vincere il campionato a tutti i costi. Per noi tutte le partite sono difficili, figuriamoci quella contro il Parma, perché non dimentichiamoci che il Lentigione è una neo promossa”.
Al di là delle frasi di rito, quante possibilità avete di fare uno sgambetto al Parma?
“In campo saremo undici contro undici. Vediamo come andrà a finire. Ogni partita ha una sua storia. Sono convinto che possiamo fare qualcosa, ma servirà un po’ di fortuna, oltre alla prestazione perfetta. L’importante è non prendere gol subito perché questo ci consentirebbe di tenere aperta la partita. Segnare al Parma non è facile. Alla fine a noi potrebbe andare bene anche un pareggio”.
Lentigione-Parma è un derby territoriale o personale?
“Lo chiamano derby ma è esagerato come termine. Si sfidano una provincia contro una frazione. Io sono di Parma ed è chiaro che per me non è una partita come le altre. Mi auguro sia una festa di sport”.
Prima il Brescello, poi il Modena e ora il Lentigione. Non ha mai pensato di comprare il Parma?
“Ci fu qualcosina in primavera, quando una cordata interessata a rilevare il club e salvarlo dal fallimento mi chiese la disponibilità Risposi di no, troppi debiti e aspettative, e poi ho una certa età. Sono contento che la gente ricordi ancora l’avventuta di Brescello, fi una storia fantastica. A Modena, invece, ci sono andato per Tosi e penso di aver fatto bene, anche se alla fine diventai il capo espiatorio di una situazione non felice. Ho pagato i cattivi rapporti con gli ultras; l’ho lasciato dove l’ho trovato, cioè in serie B, ma ho pagato tutti i debiti, quindi ho la coscienza apposto”.
Si sente tradito da Apolloni, l’allenatore che lei aveva lanciato a Modena e che insieme all’amico Tosi avevate deciso di portare a Lentigione?
“Apolloni allenatore del Modena fu una mia intuizione, fece una bella stagione centrando una salvezza difficile. E’ una brava persona, c’era un accordo sulla parola per allenare il Lentigione, poi la chiamata del Parma ha cambiato tutte le carte in tavola. Il Parma è il Parma, non si può dire di no. E’ stata una scelta che non mi è piaciuta, ma ne ho preso atto. Nessun problema”.
Immergas-Lentigione, un legame indissolubile, ma anche un esempio di integrazione territoriale tra industria e sport. Un modello che funziona e che potrebbe e dovrebbe essere preso d’esempio in tutta Italia?
“Sono partito dal niente, oggi siamo un’azienda tra le più importanti d’Italia. Brescello e Lentigione sono due storie simili, sono intervenuto per salvare due società che rischiavano la chiusura. Un azienda di successo non può dire non mi interessa qualcosa come il calcio. Lo sport è la collettività, ma anche socialità e educazione. Per me è un dovere. E mi fa vivere in un ambiente giovane e sportivo”.