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Parma Calcio

Marino a SP: «Chivu razionale e pragmatico. Pellegrino, che piglio! E sul mio Parma…»

lallenatore Pasquale Marino Parma FC Serie A 2010 2011

Il noto allenatore Pasquale Marino (189 panchine e 239 punti in Serie A con Catania, Udinese, Parma e Genoa) è stato il super ospite della 21ª puntata della quinta stagione di “PARMATALK” (clicca qui per vederla), in onda come ogni lunedì sui canali web e social di SportParma.

Attualmente svincolato, il tecnico di Marsala ha così commentato il pareggio della squadra crociata contro il Torino e la doppietta del centravanti Mateo Pellegrino: «Conosco Chivu, è evidente che è stato un campione da calciatore, ma è all’inizio da allenatore. Sabato i giocatori hanno avuto una reazione importante: rimontare due volte contro una squadra in forma non è stato facile. Pellegrino ha avuto il piglio giusto, perché ha fatto due gol di ottima fattura, ma soprattutto per come si è presentato, con la personalità e la cattiveria agonistica. Si vedeva che ci teneva: non solo partecipava al gioco offensivo, ma dava una mano nella pressione iniziale sui portatori di palla avversari. È una mentalità che serve, soprattutto quando una squadra si trova in una posizione di classifica del genere. Ci vuole questa voglia da parte di tutti. Il paragone con Crespo, però, è presto per farlo: Crespo ha dimostrato negli anni di essere un attaccante straordinario, un opportunista, un rapinatore d’area. Mi fa piacere però che gli ultimi gol in carriera li abbia fatti proprio quell’anno lì a Parma: pur non giocando sempre, una decina li aveva fatti…».

In merito al nuovo allenatore del Parma, Cristian Chivu, l’ex coach tra le altre di Frosinone, Spezia ed Empoli ha elogiato la capacità di essere arrivato in punta di piedi, sapendo portare fin da subito dei correttivi concreti alla fase difensiva: «È arrivato da poco, bisogna dare un po’ di tempo per oliare i meccanismi. Bisogna lavorare di reparto: la fase difensiva deve partire dagli attaccanti, per questo ci vuole più tempo per assimilarla. L’allenatore del Parma non è fossilizzato sul sistema di gioco, ma cerca di essere concreto perché in questo momento c’è poco tempo per guardare all’estetica: bisogna puntare sulla sostanza. Mi dispiace anche per Pecchia, perché c’erano delle partite in cui il Parma avrebbe meritato di vincere. Ma parte tutto dalla testa: quando arrivi a pochi punti dalla zona retrocessione, la palla inizia a pesare di più e a volte gli episodi possono cambiare la partita. Ad esempio, (contro il Torino, ndr) Valeri ha sfiorato il palo e l’azione successiva il Parma ha preso gol: sarei stato curioso di vedere con il vantaggio del Parma come si poteva evolvere la partita…». E ancora: «Chivu sta dimostrando di essere razionale e pragmatico: serviva questa figura. Anche se Pecchia l’ho incrociato tante volte e mi piace come fa giocare le sue squadre».

Bisogna trovare, però, nuove soluzioni là davanti. Marino, che del calcio offensivo e propositivo ne ha fatto un preciso stile di gioco, ha fatto appello a una maggior concretezza: «Il Parma ora non ha in organico quel giocatore che va in doppia cifra e che aiuterebbe tantissimo, e questo è evidente. Però bisogna sopperire col gioco e con tutti gli espedienti per cercare di arrivare con più frequenza negli ultimi metri: per fare gol bisogna provarci tante volte. Fino a un certo punto vedere giocare il Parma mi piaceva tantissimo, perché aveva un’identità marcata e arrivava spesso alle conclusioni: poi, però, bisogna buttarla dentro. Se crei di più, le opportunità di fare gol aumentano e, per fare questo, bisogna avere una mentalità aggressiva, fermo restando che a fine campionato i punti sono pesantissimi e bisogna avere un equilibrio giusto. Chivu è stato intelligente ad arrivare con umiltà e a trasmettere serenità alla squadra».

Nelle 668 panchine da allenatore professionista le sue squadre hanno segnato 911 gol grazie ai schemi e alle idee all’avanguardia, che nel triennio a 2007-2010 a Udine avevano trovato in Antonio Di Natale un finalizzatole formidabile. «A fine carriera, l’ho portato nel mio staff allo Spezia per una mia riconoscenza – così il 62enne mister siciliano –. Ho avuto il piacere di allenarlo: credetemi, una cosa fantastica. Lui, pur di rimanere a Udine, ha rifiutato la Juventus. Io l’ultimo anno avevo avuto un’intuizione di metterlo punta centrale spostandolo dalla fascia, dove a 31 anni iniziava a far fatica: dall’anno prima che arrivava da 12-13 gol era passato a farne 29 gol e a essere capocannoniere. È il più forte che abbia mai allenato. Ci scherzavamo a volte, dicendo che il nostro sistema di gioco era: palla a Di Natale e tutti dalla bandierina a esultare insieme a lui. A volte mi guardava nelle partite decisive e mi diceva: “Mister, tranquillo, ci penso io!” (ride, ndr). Una cosa incredibile. Totò era una spanna superiore a tutti. Se avessi portato Di Natale, a Parma sarei rimasto 2-3 anni e ne avrei vinte di più (ride, ndr)».

Nonostante i promettenti campionati fatti, in A, con Catania e Udinese, l’esperienza parmigiana di Marino, nel 2010/2011 non fu particolarmente positiva: 31 partite (7 vinte e 11 pareggiate), con un bottino di 32 punti, prima di un addio, per certi versi, scontato: «Quell’anno lì la squadra, al momento del mio esonero, stava crescendo. Venivamo da una vittoria a Genova con la Sampdoria, ma poi inopinatamente perdemmo contro una squadra già retrocessa, che era il Bari. Cancellerei dalla mia esperienza a Parma quella partita, che ancora non l’ho digerita. Avevo una squadra di bravi ragazzi e ottimi giocatori, e l’hanno dimostrato con chi mi aveva sostituito, facendo un gran finale di campionato». Un amore mai sbocciato: «Ma l’equivoco era nato fin dall’inizio, perché c’erano sempre critiche: il problema è che la gente voleva Guidolin e pensava che avesse scelto la società di mandarlo via per far arrivare me, perché c’era Leonardi. Ma io avevo ancora due anni di contratto (a Udine, ndr). Non è andata così (come in molti credono, ndr)… A febbraio avevo disdetto la casa: sapevo che non volevo più continuare. Parma è una bellissima città, civile, dove si vive bene: ma in quel momento lasciare una società com’era allora l’Udinese è stata la scelta più sbagliata della mia carriera».

CLICCA QUI PER VEDERE LA 21ª PUNTATA DI PARMATALK

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