Mattia Dolcetto è uno dei nuovi innesti nell’organico delle Zebre per la stagione 2024/25. Il tecnico rodigino è entrato quest’anno a far parte dello staff della franchigia ducale insieme al capo allenatore Massimo Brunello con cui nelle ultime quattro stagioni ha condiviso l’esperienza di gestione dell’Italia U20. A Mattia il compito di seguire l’attacco e i trequarti del XV del Nord Ovest.
Terminata la sesta settimana di lavoro, e a meno di due settimane dal calcio di inizio della prima amichevole estiva delle Zebre, Dolcetto ha parlato di questa sua nuova esperienza a Parma e degli obiettivi personali e collettivi posti per l’inizio della nuova stagione.
Che gruppo hai trovato e come ti sei integrato al club? “Mi sono ambientato molto bene e ho trovato un gruppo molto affiatato. Il mio inserimento è stato semplice perché conoscevo già tanti ragazzi, ma anche parte dello staff. Questo mi ha permesso di iniziare a lavorare fin da subito con sicurezza e determinazione”.
Che lavoro avete impostato insieme agli altri allenatori e di cosa ti stai occupando personalmente?“Personalmente mi sto occupando dell’attacco e della fase offensiva, sia collettiva che dei trequarti. Abbiamo iniziato impostando un lavoro conoscitivo, poiché lo staff è nuovo e abbiamo strutture di gioco leggermente differenti. L’idea è quella di proporre ai giocatori la nostra filosofia ma, al tempo stesso, capire i loro punti di forza per adattare noi le nostre idee alle caratteristiche dei giocatori. Fin qui si è sviluppata grande armonia che confidiamo possa proseguire”.
Quali sono le sfide e le particolarità di allenare l’attacco di una squadra, come le Zebre, che ha sempre fatto del gioco destrutturato e dell’imprevedibilità offensiva un suo tratto distintivo? “Nella presentazione che ho fatto ai ragazzi ho definito il ‘dna Zebre’ che ha contraddistingue questa squadra. Devo stare attento a non rovinare questa identità, cercando, innanzitutto, di implementare altre strutture per essere efficaci in situazioni di gioco non solamente destrutturato. Vogliamo essere imprevedibili anche dai lanci di gioco, ad esempio. Negli anni passati sono state introdotti molti aspetti positivi: dobbiamo continuare a lavorare in questa di direzione, valorizzando il grande lavoro che è stato fatto, inserendo qualcosa di nuovo, di diverso e di più”.
Che obiettivi ti sei posto a livello personale? “L’obiettivo che mi pongo a breve termine è quello di trovare una sintonia con tutti i ragazzi, sviluppare una filosofia condivisa col gruppo e trovare un sistema che sia credibile e appropriato da parte dei giocatori, essendo loro i protagonisti che scendono in campo ogni fine settimana”.
Cosa ti caratterizza come allenatore? “A inizio stagione ho chiesto ai giocatori un lavoro duro ma preciso. È un obiettivo cui dobbiamo tendere e che può anche essere raggiunto in prospettiva. Allo stesso tempo, ricerco nei ragazzi la gioia e l’emozione di venire al campo. Il piacere e il divertimento di allenarsi e di scendere in campo è qualcosa che non si deve mai perdere”.