Passano gli anni ma quel giorno è impossibile da dimenticare, soprattutto per chi c’era.
Il 18 giugno di 13 anni fa il Parma sbancava lo stadio Dall’Ara con i gol di capitan Cardone e Gilardino, condannando il Bologna di Mazzone alla retrocessione in serie B (spareggio salvezza). Uno spareggio indimenticabile, in mezzo a mille difficoltà, da quelle societarie (amministrazione controllata) a calciopoli, ma che riuscì a compattare tutto l’ambiente Parma grazie anche allo straordinario lavoro dietro le quinte dei dirigenti di allora, Baraldi in primis.
Furono 8mila i tifosi gialloblù presenti a Bologna, una muraglia. Bandiere, sciarpe, striscioni, palloncini e magliette celebrative. Una passione smisurata, vera, sanguigna. Il tragitto da Parma a Bologna, rigorosamente in treno, trasformato in un cordone infinito di giallo e blu.
Un clima di partecipazione popolare incredibile, come poche volte si era visto nella storia del Parma, tanto da creare un corpo unico tra tifosi e squadra. E fu proprio quella l’arma segreta del Parma di Carmignani: la spinta del proprio tifo, di un territorio intero, capace di trasformare un giovanissimo Dessena in un leone inferocito (solo per fare un esempio). Un legame fortissimo che andava avanti da settimane. Il motore di tutto.
Una lezione da tramandare ai posteri, alle proprietà future, Krause compreso, anche se in pochi l’hanno seguita e capita.