Con la vittoria allo sprint di Andrea Guardini sul traguardo di Montecchio Maggiore, va in archivio la prima edizione del chiacchierato, contestato, controverso e spettacolare Giro di Padania, conquistato alla fine da Ivan Basso.
Dopo una lunga fuga di Bertolini (Androni-Cipi) e Vrecer (Slovenia) riassorbita dal gruppo trainato dalle formazioni dei velocisti, il 21enne neoprof della Farnese Vini ha anticipato Elia Viviani della Liquigas, al quale non riesce il bis di Vigevano e Danilo Napolitano dell’Acqua&Sapone, che coglie il terzo 3° posto nelle volate disputate.
Nessun problema, come previsto, per Basso difendere la maglia verde di leader della generale. Ora spazio all’avvicinamento alla rassegna iridata di Copenaghen, dove l’Italia di Bettini ci arriva con un buon lotto di ragazzi in buonissima forma.
Dopo cinque tappe agitate, il saldo della neonata gara è certamente in attivo grazie più all’alta qualità dei partecipanti e le loro belle azioni che alle deprecabili e vergognose proteste di alcuni manifestanti sul percorso.
Non va tralasciato comunque che il nome di battesimo, Giro di Padania, è stato d’impatto, provocatorio quanto basta e forte abbastanza per rimbombare ancora di più nell’anno del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, considerando anche il contesto attuale nel quale riversa ora il nostro paese.
Politica e sport (calcio in primis) purtroppo negli anni hanno sempre avuto strumentalizzazioni ed intrecci vicendevoli, forse molto meno espliciti di questo, ma certamente importanti, più di quanto si possa pensare e quindi capaci di spostare da una parte all’altra interessi economici e masse di persone (a volte pronte a tutto), perdendo così di vista l’aspetto prettamente agonistico.
Se il Giro di Padania, per voce degli organizzatori, voleva essere solamente una gara ciclistica con poco richiamo alla politica (alla fine la stragrande maggioranza del pubblico che l’ha seguito è di questo parere), un discorso molto più politico è stato fatto dai contestatori dell’opposizione che sono andati oltre alle plausibili, democratiche e pacifiche proteste, attentando invece, con vandalismi gratuiti ed inutili, la vita di persone, i corridori (e i loro dirigenti), che erano sulle strade per svolgere il proprio lavoro alla ricerca chi di una convocazione per gli imminenti Mondiali danesi, chi per una riconferma del contratto, chi per dare solo visibilità allo sponsor.
Certamente, al termine di questi cinque giorni, possiamo dire che il ciclismo (inteso come movimento sportivo per tutti) ne è uscito con una cassa di risonanza ampliata che non fa altro che bene in un periodo economico difficile come questo, dove allestire una gara non è semplice. Adesso ci vuole nuova linfa per sostenere questo sport, non si butta nulla e quindi “chissenefrega” se per una volta i ciclisti hanno pensato a pedalare e basta, in Italia ci sono situazioni decisamente peggiori che andare ad insultare o contestare violentemente gli innocenti corridori del Giro di Padania.
Ordine d’arrivo:
1° Andrea Guardini (Farnese-Neri)
2° Elia Viviani (Liquigas-Cannondale)
3° Danilo Napolitano (Acqua&Sapone)
4° Maximiliano Richeze (D’Angelo&Antenucci)
5° Filippo Baggio (De Rosa)
6° Manuel Belletti (Colnago-CSF)
7° Angelo Furlan (Christina Watches)
8° Davy Commeyne (Landbouwkreiet)
9° Danilo Hondo (Lampre-ISD)
10° Luka Mezgec (Nazionale Slovena)
Classifica generale:
1° Ivan Basso (Liquigas-Cannondale)
2° Giovanni Visconti (Farnese-Neri) a52″
3° Francesco Masciarelli (Astana) a 1’08”
4° Fortunato Baliani (D’Angelo&Antenucci) a 1’17”
5° Davide Rebellin (Miche-Guerciotti) a 1’24”
6° Emanuele Sella (Androni-CIPI) a 1’32”
7° Simone Stortoni (Colnago-CSF) a 2’34”
8° Domenico Pozzovivo (Colnago-CSF) a 2’53”
9° Marek Rutkiewicz (Nazionale Polacca) a 2’57”
10° Riccardo Chiarini (Androni-CIPI) a 3’08”